MARVELIT presenta:
#1 - DEMONI
di Xel aka Joji
Strade
di San Francisco.
Cecilia Reyes scese dal taxi che l'aveva portata davanti a quella che sarebbe
stato il suo nuovo luogo di lavoro: un ambulatorio personale, quello che aveva
sempre desiderato.
Un barbone le si avvicinò "Salve bella signorina... sei nuova di qui? Stai
attenta... stai attenta ai demoni di San Francisco... San Francisco è piena di
demoni..."
"Come ogni altra città..." fece Cecilia scaricando la valigia.
"Hai mai visto un demone, bella signorina?" chiese il barbone.
"Ogni giorno..." Cecilia frugò in tasca e ne trasse fuori una
monetina e lanciò al senzatetto, poi entrò nell'ambulatorio.
Lo sguardo dell'uomo si perse verso il cielo "E tu... hai mai visto un
Demone?"
Anthony Smith è un padre
di famiglia come tanti, lavora dalla mattina alla sera in un cantiere e quando
torna a casa quello che vorrebbe trovare è semplicemente un pasto caldo e la
casa in ordine.
Ma sua moglie non riesce a soddisfare questi suoi piccoli desideri...
Ogni volta trova scuse diverse, ma il risultato non cambia: nel piatto c'è
sempre una zuppa riscaldata o del polpettone freddo, mentre la casa è sempre
uno sfacelo.
Charline ha sempre la scusa pronta, tira sempre fuori il fatto che lavora anche
lei e che quindi non ha il tempo di sbrigare le faccende di casa... Ma questo
per Anthony è il lavoro di una donna: servire il marito...
Più di una volta, in preda all'ira, picchia la moglie, i suoi pugni cozzano
contro il viso di Charline, spezzando denti e rompendo capillari... ma non lo
fa con cattiveria, deve solo farle capire qual è il modo giusto di
comportarsi...
Fino a quando, la lezione di Anthony non diventa più severa e decide di
prendere la mazza da Baseball dall'armadio... Gli occhi rossi e i denti stretti
come in un ringhio, insegue Charline per il corridoio...
La donna piange, chiede scusa, dice che non lo farà mai più... e non guarda
dove va... corre verso la scala, mette un piede in fallo e scivola sui gradini:
quando arriva a terra il suo collo è spezzato e lei è morta...
Anthony osserva con sguardo distaccato il corpo della moglie ai piedi della
scala, poi sbuffa infastidito e ripone la mazza nell'armadio...
L'autopsia riscontrerà le violenze subite dalla donna, tuttavia la morte viene
archiviata come incidente... Anthony torna alla sua vita di tutti giorni,
iniziando a pagare, con i soldi dell'assicurazione sulla vita di Charline, una
donna di servizio...
Una notte, dopo mangiato, si sdraia sul divano davanti alla televisione...
È solo in casa e la sua mente è completamente concentrata sull'incontro di Boxe
in corso sullo schermo, quando un suono richiama la sua attenzione…
Non riesce a definire cosa sia, ricorda come lo schioccare delle castagne sul
fuoco...
E poi un soffio, come un ululato del vento...
In tutta la casa d'improvviso salta la luce...
Anthony sente dei passi nel corridoio, annaspando nel buio raggiunge l'armadio
e raccoglie la mazza da baseball: non l'aveva più toccata dalla morte di
Charline.
I passi si fanno più forti, si aggiunge un rumore metallico, come di un
sacchetto pieno di monete che vengono fatte tintinnare...
La porta si apre...
Anthony cala la mazza, che ricade a terra.
Davanti a lui una figura vestita di nero, la cui testa è un teschio
fiammeggiante...
L'uomo grida, mentre un rivolo d'urina scende sui suoi pantaloni...
Vuole scappare, ma non ci riesce, la creatura gli afferra la testa tra le mani
e lo solleva all'altezza del suo cranio...
Gli occhi di Anthony si perdono nelle orbite nere del teschio...
D'improvviso Anthony vede se stesso, sente sul suo corpo i colpi inflitti su
Charline, sente il dolore e la sofferenza della moglie, la paura che la donna
provava ogni volta che lui rincasava, l'angoscia della sua ultima corsa lungo
il corridoio...
Poi diventa tutto nero...
Quando riapre gli occhi Anthony è steso a terra, che trema raccolto in
posizione fetale, ai piedi della creatura...
"Vendetta è fatta..." annuncia con voce maestosa l'essere e sparisce...
Anthony striscia fino al telefono e compone un numero...
Prima che il sole sorga, varcherà la soglia del carcere di San Francisco...
Christine Sheen scopre l'amore fisico a diciassette anni, durante la
festa di compleanno per i vent'anni del fratello maggiore, con il migliore
amico di questi, nel sedile posteriore dell'auto di suo padre posteggiata nel
garage.
Un anno dopo, durante la festa per i ventuno anni del fratello, tra le sue
braccia c'è un frugoletto di tre mesi: suo figlio.
L'inesperienza e l'avventatezza di un gesto compiuto per il solo piacere di
farlo hanno portato un cambio radicale nella sua vita...
Costretta a lasciare la scuola, disprezzata dal padre, passa le giornate nella
cameretta che divide con il frutto del suo ventre, maledicendo la persona che
le ha preso la verginità e poi é sparita, ma soprattutto, maledicendo il
bambino che dorme in quella culla.
Ogni notte lo guarda, e lo odia per l'espressione serena del suo volto mentre
dorme, quell'espressione che sembra ignorare tutti i problemi che lei sta
affrontando a casa sua...
È nella piena coscienza dell'odio per suo figlio che, una notte, inizia a
premere il cuscino sul suo volto...
Le mani del piccolo ghermiscono l'aria, in cerca di un aiuto che non arriverà,
mentre il volto della madre si riga di lacrime: non pentimento, ma tristezza
nel pensare quello che ha perso per colpa del bambino...
La vita di Marcus Sheen si spegne all'alba del suo quarto mese di vita, per i
dottori è una semplice morte in culla, Christine ricomincia a vivere...
Riaggancia le amicizie d'un tempo, parenti e conoscenti le si stringono intorno
convinti che il dolore la stia dilaniando...
Per la prima volta da più di un anno questa donna è felice...
Una sera, sola in casa, si sta truccando prima di uscire: ha un appuntamento
con il quarterback della squadra di football del liceo...
Il rossetto cade a terra e si spezza, quando sente il pianto di un bambino
provenire dalla sua stanza...
Un pianto che non può fare a meno di riconoscere, dato che l'ha svegliata ogni
notte negli ultimi quattro mesi...
Lentamente raggiunge la sua stanza...
Accanto al suo letto c'è ancora la culla...
Le si avvicina, indugia un attimo e poi guarda dentro...
Vuota.
Christine lancia un sospiro di sollievo, si volta e lancia un grido...
Un mostro davanti a lei, un mostro con un teschio al posto del volto...
Le gambe le cedono e scivola a terra, mentre con lo sguardo rimane quasi
ipnotizzata dalla fiamme che turbinano attorno al cranio della creatura... e
dai suoi occhi vacui...
La sua mente si perde e il fiato viene meno...
Si sente soffocare... qualcuno le sta togliendo tutta l'aria... sente il dolore
di Marcus nel momento della sua morte... ma è qualcosa che va oltre il semplice
dolore fisico... è la sofferenza di un bambino che non ha provato affetto dalla
madre, che si è sempre sentito di troppo... la sofferenza di una creatura che
dalla vita ha imparato solo che non sarebbe mai dovuto nascere...
È suo padre che la ritrova a terra, piangente, aggrappata alla culla...
Ed è a suo padre che confessa per primo il suo peccato...
Tre ore dopo ripeterà tutto davanti ai poliziotti...
Roger Stone è un rispettabile uomo d'affari di mezza età.
Non si è mai sposato e i parenti giustificano questa sua scelta con la
decisione di dedicare tutta la vita al lavoro.
E in effetti Stone è proprio uno stakanovista, e i risultati si vedono: il suo
conto in banca aumenta un giorno dopo l'altro...
Stone è anche un uomo generoso, non si fa scrupoli a versare grosse quantità di
denaro in beneficenza e sostiene
l'industria del marito di sua sorella durante un periodo nero con alcuni grossi
investimenti.
Grazie al suo sostegno, ora la famiglia di sua sorella vive una vita felice e
agiata.
Ogni domenica Roger viene invitato a pranzare da lei, in modo da passare la
giornata coi suoi due nipoti: Mary e Alex.
Roger ne è felice: dice di volere molto bene ai due nipotini, e lo dimostra
portando ogni volta una montagna di regali.
Un giorno, solo in casa con Alex, Roger violenta il nipote: approfitta del suo
corpo in modo che nessun esame medico possa riscontrare la violenza...
Il ragazzino piange, vuole che lo zio la smetta, ma lui lo minaccia, dice che
toglierà al padre tutti i soldi che gli ha dato... se Alex parlerà la sua
famiglia cadrà in disgrazia.
Al ragazzo non resta che tacere in silenzio, ed accettare le umiliazioni che
l'uomo affligge al suo corpo ogni volta che viene a trovarli...
Finché un giorno, Alex non viene ritrovato senza vita nella palestra della sua
scuola, impiccato ad una trave: le autorità si chiedono cosa abbia spinto il
ragazzo all'insano gesto...
Roger stringe forte tra le braccia la sorella durante il funerale, versa anche
calde lacrime, ma in realtà si dispiace solo di aver perso uno dei suoi oggetti
di sfogo preferiti...
Una notte, una delle tante trascorse a lavorare in ufficio, la luce salta in
tutto il palazzo.
Roger si alza infastidito e va a controllare il contatore facendosi luce con
l'accendino...
Mentre si accorge che è tutto a posto, una mano si poggia sulla sua spalla...
Ne sente il freddo tocco e vede con la coda dell'occhio che è ricoperta di
pelle nera...
Si gira iniziando a dire che chiunque sia farà meglio ad andare subito via, è
in una proprietà privata, ma le parole gli muoiono in bocca, quando davanti al
volto si trova un teschio fiammeggiante...
La fronte s’imperla di gocce di sudore, mentre si accorge di non essere più nel
suo ufficio, bensì nella palestra della scuola di Alex, attaccato ad una trave
con una corda che gli si stringe a poco sul collo...
E sente sulla pelle l'umiliazione... capisce cosa vuol dire sentirsi sporco,
non riuscire più a ridere, a gioire della vita, non vedere alcun futuro...
sprofonda nella disperazione e inizia a gridare...
Una guardia giurata lo trova che sta ancora gridando...
Angela Delgado è capo cheerleader, capoclasse, una delle ragazze più
popolari delle scuola... ed è arrivata in quella scuola da solo due mesi...
Ma qualcuno la odia... Sandra Mcdougall era tutto ciò che ora è Angela, prima
che questa arrivasse... si è vista spodestare dal suo ruolo e ciò l'ha
parecchio indispettita...
Nell'ultimo mese non ha fatto altro che pensare a come poter tornare al ruolo
che le compete, e ora, seduta sulla macchina con il suo ragazzo e la sua
migliore amica, con il piede che spinge sull'acceleratore, si trova a
concludere che la soluzione adottata con tutte quelle che hanno attentato alla
sua popolarità non può essere che la migliore...
Angela corre inseguita dall'auto di Sandra, il rombo del motore nelle orecchie,
le lacrime negli occhi, la ragazza corre senza sapere dove sta andando, si
infila in un vicolo buio, mette il piede su una bottiglia di birra e finisce
con il volto tra i rifiuti...
L'auto di Sandra imbocca il vicolo, avanza lentamente spingendo Angela con le
spalle al muro...
Sandra sembra bearsi dell'espressione terrorizzata sul volto della ragazza...
Cambia marcia, sta per calare il piede sul freno, quando lo sportello
d'improvviso si apre, una mano la prende per il bavero e la trascina fuori
dall'auto.
La ragazza grida con voce stridula di fronte al teschio fiammeggiante che gli
para di fronte, grida per un terrore che non è solo suo: è misto alla paura di
Angela, all'ansia del sentirsi braccati e del vedere la morte negli occhi...
Quando qualche minuto dopo arriva la polizia trova i tre occupanti della
macchina in lacrime e Angela che osserva con sguardo impaurito una figura in
piedi sul tetto di un palazzo... nell'oscurità la fiamma che avvampa sul suo
cranio brilla come un faro...
"I demoni... io ho visto i
demoni... hanno gli occhi di fuoco, i denti aguzzi, artigli sporchi di
sangue... Li vedo ogni giorno..." il barbone continuava a parlare,
intervallando ogni frase con un sorso dalla bottiglia di whisky che teneva nel
sacchetto.
"Si, li vede ogni giorno nel fondo della bottiglia..." mormorò
Cecilia, che dall'interno del suo studio continuava a sentire i deliri
dell'uomo.
Guardò soddisfatta il lavoro che aveva fatto: carta da parati nuova, nuove
tendine, nuovi mobili.
Dall'indomani avrebbe iniziato la sua attività, avrebbe iniziato una nuova vita,
impegnandosi al massimo nel suo lavoro: la vita che desiderava.
Intanto, in strada, il barbone fermò una donna "E tu, sorella? Hai mai
visto un demone?"
La donna scostò un ciuffo di capelli biondi, mostrando gli occhi azzurri,
indossava una minigonna e un abito scollato che lasciava intravedere il
tatuaggio di un drago sul seno, all'orecchio sinistro aveva un orecchino a
forma di stella "Al mondo.. ci sono creature più spaventose dei singoli
demoni..."
Il barbone lo strinse per la manica "Oh.. ma io parlo dei demoni quelli
veri... quelli che vengono dall'Inferno... "
"Hai mai sentito quel detto...Il diavolo non è brutto come lo si
dipinge?" La donna gli lasciò un dollaro e se ne andò.
"Un'altro?" chiese il
sergente.
"Si sergente Cooper.. un altro che si costituisce dopo aver ricevuto la
visita di Ghost..." rispose il poliziotto.
"Dickens ne sarà felice... ma siamo sicuri che sia Ghost?"
"Corrisponde agli identikit mandati da New York.. e non penso che ci siano
molti tizi con la testa di fuoco in giro..." il poliziotto mandò giù un
sorso di caffè "Inoltre abbiamo diciotto aggressioni sventate proprio da
lui.. sembra che avremo un lavoro più facile.."
"Bah... non mi sono mai piaciuti i tizi in calzamaglia..." sbuffò il
sergente.
"Veramente lui veste di pelle.." puntualizzò il poliziotto.
"Il concetto non cambia... Non mi piacciono quelli che si impicciano degli
affari della polizia..." il sergente si mise la giacca e si diresse verso
l'uscita dell'ufficio "Tienimi informato..."
Sul tetto del distretto di polizia,
due figure osservavano la notte di San Francisco.
Una ragazza coi capelli tanto neri da sembrare blu ed un ragazzo dai capelli
tinti di rosso accesso.
"Per quanto continuerà a scappare?" mormorò il ragazzo.
"Non pensi che dovremmo rinunciare e lasciarlo libero?" fece la
ragazza.
"No!" il ragazzo sbatté un pugno contro il muro "Lo dobbiamo
trovare... il Suo volere è che venga integrato nei nostri ranghi! Non potrà
nascondersi per sempre!"
La ragazza lo guardò con occhi tristi "Il Suo volere.. ne sei sicuro? O in
realtà è il tuo rancore che parla?"
"Gabriel..." il ragazzo le lanciò un'occhiata severa "Il Suo
volere.. è il nostro..."
Sottosuolo di San Francisco.
La grande città cela sotto le sue strade un'intera civiltà: si chiamano
Sotterranei e vivono in dei palazzi giunti nelle profondità in seguito a un
terremoto.
"Beck... guardalo.. è ancora li.." fece Timothy indicando una sagoma
apparsa su uno sperone di roccia.
"Non si muove mai da li, quando torna tra noi... sale lassù e rimane da
solo..." sospirò Beck "Vorrei sapere... cosa pensa... vorrei
sapere... chi è..."
Ghost aveva lo sguardo fisso innanzi a se, la fiamma attorno al suo volto
ardeva, così come ardeva il desiderio di vendetta... le anime degli innocenti
gridavano e sarebbe stato suo compito placare il loro dolore...
*Non
dormi mai?/il mondo è preda continua di dolori/non puoi scappare in eterno/ la
vendetta sarà servita...*
Next stage: Prima della tempesta
#2 - PRIMA DELLA TEMPESTA
Marcello Ramonez vive da sei anni a San Francisco.
Inizialmente, più che vivere, si tratta di sopravvivere...
Anche solo arrivare alla fine del giorno non è sicuro... Va avanti tra
furtarelli, scippi, taccheggi... Poi, incontra Papa Dino... glielo presenta un
suo amico... Papa Dino è invischiato in molti affari, tra le tante cose
traffica in droga... Marcello riceve la proposta di mettersi in affari con papa
Dino, e accetta subito...
Un intero quartiere diventa la sua base d'operazione... spaccia tra i ragazzi
della scuola superiore e tra gli uomini che lavorano nel cantiere in fondo alla
strada, tra i frequentatori dei bar e tra quelli delle sale giochi... Guadagna
abbastanza soldi da potersi permettere una vita agiata, un bell'appartamento,
un televisore maxi schermo, una donna diversa ogni notte, a volte anche due...
Denaro e Denaro costruito sulla sofferenza e la dipendenza di altri... tra i
suoi clienti, c'è chi muore di overdose, chi, per guadagnare i soldi per
un'altra dose, imbraccia un fucile e cerca di rapinare un negozio, chi uccide
l'anziana madre, chi cade in crisi depressive e finisce per suicidarsi...
Un'inquietante piramide di morte al cui vertice c'è Marcello.
Una mattina, un frastuono in cucina lo sveglia.
Accanto a lui, tre ragazze orientali con cui la notte prima ha fatto bagordi
continuano a dormire tranquillamente...
Si alza dal letto, infilando una vestaglia di seta e calzando ai piedi un paio
di pantofole di raso.
Arriva in cucina, ma non c'è nessuno... tutto è come l'ha lasciato la sera
prima..
Si volta, grattandosi la testa e sbianca in viso.
Dietro di lui c'è una figura vestita di pelle, il cui volto è divorato dal
fuoco.
Tra le fiamme scintilla un teschio, con due occhi neri e rossi...
E Marcello viene divorato da quegli occhi...
D'improvviso sento qualcosa penetrare lungo l'avambraccio... un ago...
Una sostanza viene immessa nel suo corpo e i suoi sensi impazziscono, un
piacere assoluto gli attanaglia il cervello...
E così è questo quello che provavano i suoi clienti... questo piacere assoluto,
una vetta inarrivabile di godimento totale...
Marcello ne vuole ancora, desidera altro piacere... e quando si rende conto che
non può averne comincia a soffrire… si sente come rinchiuso in un labirinto,
che gira e gira senza trovare l'uscita... e allora inizia a sbattere contro le
pareti, perché vuol che qualcuno lo aiuti, che qualcuno gli dia un altro po' di
quel piacere...
Nella stanza da letto, le tre ragazze si svegliano nell'udire dei tonfi..
Giungono in cucina giusto quando Marcello pianta una poderosa capocciata contro
il muro e cade a terra privo di sensi...
Non appena si risveglierà, in ospedale, chiederà di costituirsi...
"È tornato.." fece Beck
sentendo il rombo del motore riecheggiare nelle caverne.
"Come fa ogni volta..." mormorò Elizabeth avvicinandosi alla
finestra; alcuni secondi dopo Ghost apparve in cima alla rupe su cui faceva
capolino ogni volta che faceva ritorno tra i loro Sotterranei.
"Sembra essersi rimesso..." commentò Beck osservando la figura di
Ghost "Quando è arrivato tra noi era così mal ridotto... Chissà se quello
è il suo vero aspetto oppure può tornare in forma umana come..."
"Non so... ho smesso di pormi domande dall'ultimo vigilante che è vissuto
tra noi..." disse tristemente Elizabeth.
Beck sapeva che stava parlando di Eddie, alcuni una volta lo chiamavano Venom e
per lungo tempo aveva vissuto in quella comunità, comportandosi da vero eroe,
era stato il loro protettore fino a che, lentamente, non si era allontanato,
tornando a New York.
Andandosene aveva lasciato un solco nel cuore delle due donne.
Beck era riuscita a dimenticare, ma per Elizabeth era stato più difficile,
anche se non lo aveva mai detto, sperava di trovare in Eddie un padre per il
figlio, ma soprattutto un compagno con cui dimenticare tutte le difficoltà
della sua vita.
"Ogni tanto vado a parlargli, sai?" esclamò Beck "Mi domando se
mi capisce... non parla mai.. Io gli racconto un po' di tutto.. forse per lui
sono stupidaggini.. ma è per farlo sentire meno solo..."
San Francisco si svegliava
lentamente.
All'interno della stazione di polizia di Richmond, Marcello Ramonez parlava con
i suoi legali, o meglio con i legali che gli avevano mandato Papa Dino.
"Non si preoccupi... al massimo a fine giornata la tireremo fuori di
qui..." disse uno di loro.
Marcello parlava guardandosi le mani, aveva il volto pallido e i capelli
arruffati "Io.. non voglio.. io.. voglio rimanere qui...è meglio"
"Papa Dino è della stessa opinione..." sussurrò un altro dei legali.
"Io non voglio..." mormorò di nuovo Marcello.
"Lei lavora per Papa Dino" gli rammentò il terzo "E questo fa di
lei una proprietà di Papa Dino... Se Papa Dino vuole che sia libero, lei sarà
libero, non c'è possibilità di scelta..."
Marcello rimase in silenzio.
Fuori dalla stanza in cui si teneva il colloquio, il sergente Cooper fissava la
porta con disappunto.
"Sai cosa mi da più fastidio dei tizi mascherati?" chiese al suo
giovane collega.
"Cosa?"
"Quando quegli avvoltoi di avvocati riescono a fare uscire carogne che
meriterebbero di marcire in galera per anni dopo meno di un giorno..." il
sergente infilò la mano in un sacchetto di semi di girasole e ne buttò una
manciata in bocca "Tutto il sistema legale è marcio secondo me..."
"Può darsi..." si limitò a commentare il suo interlocutore.
Intanto sul tetto del palazzo, il ragazzo dai capelli rossi e la ragazza dai
capelli neri osservavano il sole sorgere.
"Allora vuoi andare avanti con il tuo piano?" chiese lei.
"È l'unico modo per metterlo con le spalle al muro..." mormorò lui.
"E così sia..." la ragazza alzò una mano in aria, sul palmo si
illuminò una luce azzurra, che si allargò avvolgendola.
Il ragazzo schioccò le dita e sulla mano si accese una scintilla rossastra che
ne coprì il corpo.
Quando le luci si estinsero, i due ragazzi, che fino a pochi attimi prima erano
poco più che adolescenti, erano diventati adulti e vestivano con dei completi
neri.
"Che abbia inizio..."
Beck si sedette accanto a Ghost,
senza far rumore.
La creatura si voltò un attimo per guardarla e poi si rigirò, fissando con lo
sguardo il vuoto.
"Non dormi mai?" gli chiese Beck, pur sapendo che non avrebbe
ottenuto risposta.
Ghost conduceva un'esistenza solitaria ed isolata... tutti i Sotterranei
avevano paura di lui, li spaventava ancor più di quanto li spaventasse Eddie.
Non che Ghost avesse dato loro motivo di temerlo, da quando, poco più di un
mese prima, era arrivato tra loro si era stabilito in una casa abbandonata e
diroccata, posta innanzi ad uno sperone di roccia, senza avere alcun contatto
con loro.
Poco tempo prima, quando sulla terra era sceso quello che i media avevano
definito "Inferno", i Sotterranei erano caduti momentaneamente nel
caos, poiché molti di loro erano impazziti, Ghost era riuscito a riportali alla
ragione con il suo sguardo di penitenza, ma questo non era bastato a far
cambiare opinione su di lui, anzi, nelle mente chiuse e bigotte dei membri
della comunità, aizzate dalla parole del reverendo Rakestraw, avevano visto in
lui la probabile causa della crisi.
Ma Ghost non si era scomposto davanti a quelle accuse, in silenzio era tornato
al suo luogo di riposo.
Beck guardava come ipnotizzata la fiamma che turbinava intorno al teschio dello
Spirito della Vendetta, non poteva fare a meno di chiedersi che sensazione
potesse dare, mosse una mano avvicinando le dita al cranio, ma Ghost si voltò
di scatto e lei la ritirò imbarazzata.
"Ehm... ti ho detto che hanno aperto un nuovo ambulatorio?" esclamò
la ragazza arrossendo "È di una giovane dottoressa... sembra venga da New
York... "
Il campanile della chiesa suonò a
indicare la fine della funzione.
Cecilia Reyes rimase seduta sulla panca a guardare il grosso crocifisso, mentre
le anziane donne che avevano assistito alla messa del mattino uscivano
scivolando lentamente.
La ragazza si alzò e raggiunse il parroco che stava riordinando le ostie dentro
l'armadietto.
"Salve padre..." disse con voce sommessa.
"Salve." Fece l'uomo: era anziano, aveva superato di sicuro i
settant'anni, tuttavia i suoi occhi neri e profondi sembravano indicare
un'incredibile forza d'animo "Non capita spesso di vedere una ragazza così
giovane del mattino..."
"Visto che per il resto della giornata lavoro, ho solo questo momento
libero..." spiegò Cecilia.
"Che lavoro fai?" chiese il parroco chiudendo l'armadietto.
"Sono dottoressa... ho aperto da poco un piccolo ambulatorio..."
rispose.
"Oh, un mestiere molto nobile... Una persona che salva le vite agli
altri... Io sono padre Bernard. Dimmi, giovane dottoressa, cosa posso fare per
aiutarti?"
"Io mi chiamo Cecilia... volevo confessarmi..."
L'uomo le fece cenno di seguirlo fino al confessionale.
"Quali sono i tuoi peccati figliola?"
Cecilia rimase un attimo in silenzio, per ordinare le idee.
Il silenzio della chiesa aveva un che di innaturale, qualcosa che per un attimo
la face allontanare dalla vita di tutti i giorni, permettendole una totale
comunione con i suoi pensieri più intimi.
"Io... è da molto che non mi confesso... a dir la verità è molto che non
vengo in chiesa..."
"È questo il peccato più grande che hai da confessare?" ridacchiò
l'uomo "Suvvia Cecilia, le catechiste stesse ormai vengono a messa solo
quando ne hanno tempo, anche se durante il catechismo rammentano ai bambini che
è importante venire ogni settimana... La Chiesa è il luogo dove trovare Dio, ma
il vero credente Lo trova ogni giorno in tutto ciò che lo circonda... non ti
crucciare troppo per ciò..."
Cecilia deglutì "Padre... in realtà io… credo di aver perso la mia
fede..."
Padre Bernard si fece serio "Cosa ti porta a pensarlo?"
"Nell'ultimo anno... mi sono ritrovata... strappata dalla mia vita di ogni
giorno... Non che fosse una vita facile, per una donna di colore diventare
medico è una strada tutta in salita... Il rispetto dei colleghi me lo sono
dovuto guadagnare sudandomelo, ogni giorno in ambulatorio era una sfacchinata,
a correre tra un'emergenza e l'altra... Però era quella la mia quotidianità: la
messa al mattino, la giornata al lavoro, una pausa per il pranzo e poi tornare
casa e guardare un film prima di andare a letto... Poi tutto è cambiato e mi
sono resa conto che il mondo in cui viviamo è molto più grande di quanto
pensassi, talmente grande che posso afferrarne solo una piccola parte... Ho
avuto un'educazione molto religiosa, mia madre mi ha fatto fare tutti i
sacramenti, sono andata a scuola dalle suore e ogni pomeriggio al catechismo...
Ho sempre creduto in Dio... però... quando vedo un dio che lotta a suon di
martello contro i criminali, quando vedo umani dotati di poteri così grandi da
mettere in pericolo il mondo intero, quando vedo alieni invadere il nostro
mondo, quando vedo l'inferno scatenarsi sulla terra... Come posso credere
ancora nel Signore?" L'odore dell'incenso le riempiva il naso facendole
lacrimare gli occhi, o forse si stava solo convincendo che era l'odore
dell'incenso.
"È per questo che non credi più in Dio? Perché ti sei resa conto di quanto
siamo piccoli noi uomini?"
"Forse... si..."
Padre Bernard sorrise "Cecilia...cos'è per te credere in Dio?"
La ragazza non rispose.
"Cecilia... cos'è per te Dio?"
"Dio… è sempre stata la forza che mi ha dato la spinta ad andare avanti...
Quand'ero piccola, la mia catechista, ci insegnava che dovevamo rispettare gli
insegnamenti di Gesù Cristo perché altrimenti saremmo andati all'inferno...
Questo ci spaventava... noi bambini della classe avevamo il terrore di poter
finire all'inferno lontano dalle persone che amavamo... per questo eravamo più
che decisi a comportarci da corretti cristiani... quando però iniziai a leggere
i testi sacri da sola, il mio modo di vedere la religione cambiò... non trovavo
traccia della visione che ne dava la mia catechista, del dover seguire la retta
via per non fare una brutta fine... ho trovato semplicemente un messaggio
d'amore universale, che ha cominciato ad essere il motore di fondo di tutte le
mie azioni..."
"Ed ora... anche se hai dubbi su Dio... questo è amore è sempre la forza
che ti spinge ogni giorno?"
"Si... credo di si..."
"Vedi Cecilia... ti sei risposta da sola... la vita di ogni giorno non può
che portarci dubbi sull'esistenza di Dio... il mondo è preda continua di
dolori... non c'è bisogno di scomodare i supereroi o gli alieni... nel vedere
le vittime della guerra o degli attentati le nostre credenze vacillano... Ma,
per come la vedo io, ciò che conta nella fede, resta quel motore di fondo...
possiamo avere tutti i dubbi di questo mondo, possiamo anche arrivare a non
credere, ma chi agisce spinto dall'amore perché crede nell'amore sarà sempre in
grazia di Dio..."
Cecilia si asciugò gli occhi "La ringrazio padre... questa discussione mi
ha fatto bene..."
"Di niente figliola..." Padre Bernard l'accompagnò fino all'uscita
"Puoi venire ogni volta che vuoi... sono sempre pronto a parlare ed
ascoltarti..."
Cecilia uscì lasciando l'uomo solo in Chiesa.
Un applauso risuonò nell'edificio.
Padre Bernard si voltò e vide un uomo stravaccato su una delle panche.
Aveva i capelli biondi raccolti in un codino ed era vestito con un elegante
completo blu elettrico "Davvero un bel discorso padre..."
"Non è educato ascoltare i discorsi degli altri figliolo... comunque sono
lieto che ti sia piaciuto." si sedette accanto allo sconosciuto
"Ora... cosa posso fare per te?"
"Per me?" l'uomo esplose in una sonora risata e si alzò in piedi
"Speri di addolcire anche la mia vita con uno dei tuoi stucchevoli
discorsi sull'amore e la pace? Potrà funzionare al massimo con le vedove
sconsolate e le casalinghe... ma per me non puoi fare niente Vecchio!" e
così dicendo si diresse verso l'uscita della chiesa.
"Perché..." iniziò a chiedere Padre Bernard.
L'uomo si fermò sulla soglia e si voltò, rispondendo senza attendere che l'uomo
ponesse la domanda "Ero qui semplicemente per tenere d'occhio una mia
protetta..." ed uscì.
Ghost era rientrato nella casetta
diroccata.
Beck era andata via da qualche minuto.
La ragazza stava cercando di stringere un contatto con lui, ma Ghost non lo
cercava.
Non che gli piacesse la solitudine... ma sapeva bene che le persone che si
avvicinavano a lui rischiavano sempre la vita, ne aveva avuto continuamente la
dolorosa conferma...
Alzò una mano e di fronte a lui comparve la sua moto.
Era appena tornato ma sentiva di nuovo il bisogno di uscire, di andare in cerca
di innocenti da vendicare... perché era questa l'unica certezza che aveva nella
vita: doveva vendicare il sangue innocente che veniva versato e ove fosse
possibile, prevenirne il versamento.
D'un tratto, un vento gelido soffiò nella stanza.
Un sibilo risuonò nell'aria.
Ghost si voltò verso la parete e vide una sagoma avvolta da una cappa nera
uscire da un muro.
"Ancora tu..." mormorò Ghost.
"Non puoi continuare in eterno..." una voce femminile vibrò
nell'aria, la figura incappucciata alzò un braccio e indicò con una mano
pallida Ghost "È da quasi due mesi che sei in possesso di quel corpo...
Devi tornare nel limbo per recuperare le forze..."
Le gambe di Ghost tremarono, lo spirito della vendetta si inginocchiò a terra "Non... posso..."
"Lo sai che tornerai sulla Terra in ogni caso... ma non puoi rimanere
ancora in questo corpo ospite... finirai per indebolirti ed estinguerti"
Ghost si sostenne sulla moto per rialzarsi "No... io... resisterò… fino a
quando non sarà in salvo..."
La sagoma nera iniziò a fluttuare verso Ghost "Lascia che me ne occupi
io."
"No!" gridò Ghost, saltò sulla moto e corse via.
La figura incappucciata rimase da sola "Non puoi scappare in
eterno...", poi divenne trasparente e svanì.
Marcello Ramonez entrò nella cella e
si sedette sulla branda.
Il poliziotto che l'aveva accompagnato chiuse la porta e si allontanò.
L'uomo si sdraiò in posizione fetale e chiuse gli occhi.
Lo avrebbero fatto uscire... ma non voleva uscire... aveva sentito sulla sua
pelle gli effetti della roba in cui trafficava... e non voleva più immischiarsi
in quella faccenda... però non poteva dire di no a Papa Dino... il boss era un
uomo che non amava essere contraddetto e che riteneva i suoi uomini come
oggetti di sua personale proprietà.
Marcello non trovò di meglio che mettersi a piangere.
D'un tratto udì alle sue spalle uno schioccare, come il rumore delle castagne
sul fuoco.
Si voltò e vide un fuoco fatuo volteggiare nell'aria e ingrandirsi, diventando
sempre più brillante... più brillante e più caldo...
Marcello sbarrò gli occhi e la fiamma lo avvolse completamente.
Sentì i muscoli rilassarsi e una sensazione piacevole avvolgergli tutto il
corpo.
La sua mente si quietò, tutti i pensieri, le paure, i timori, parvero trovare
pace...
"No, Roger... ti prego..."
Lucy piangeva poggiata contro la porta del bagno, teneva premuto un asciugamano
sulla ferita sul braccio.
Dietro, suo marito Roger cercava di abbattere la porta a spallate, in mano
teneva stretto un coltello da cucina grondante di sangue "Zitta troietta!
TI darò quello che ti meriti! Ho visto come lo guardavi... e come ti guardava
lui..."
"Roger... è il postino... non abbiamo fatto niente... te lo giuro..."
pianse la ragazza.
A terra, il postino giaceva supino, con le mani strette sulla pancia sanguinante
e un'espressione di dolore in volto.
Roger piantò un calcio nella porta, buttandola giù, schiacciando la moglie
contro il pavimento.
L'uomo afferrò la donna per i capelli sollevandolo da terra e le avvicinò il
coltello alla gola "Ora ti insegnerò che non sta bene cercare di prendere
per il culo il proprio marito..."
"No Roger... Ti prego..." singhiozzò Lucy.
Una fiammata si allargò alle spalle dell'uomo e comparve Ghost.
Era stato attirato da lì da quello che funzionava come un sesto senso mistico,
che lo attirava ogni volta dove fosse stato versato del sangue.
"Cosa... sei tu...?" Roger lasciò cadere la moglie e sferrò una
coltellata verso Ghost.
Lo Spirito della Vendetta intercettò rapidamente il colpo, afferrando il polso
dell'uomo nella mano e stringendo fino a quando non lasciò cadere il coltello
per il dolore.
"La
vendetta sarà servita..."
mormorò Ghost e fissò Roger negli occhi.
L'uomo si trovò proiettato nell'oscura profondità di quelle orbite vuote, sentì
il peso della colpa ricadere sulle proprie spalle e scivolò piangente a terra.
Lucy si alzò con fatica e si avvicinò a Ghost "Per favore... fai qualcosa
per lui... "disse indicando il postino a terra, quasi in un lago di sangue
"Salvalo ti prego..."
Ghost, in silenzio, osservò per un attimo l'uomo: il suo compito era di punire
coloro che si erano macchiati di versare sangue innocente... ma in quel caso
aveva l'occasione di salvare una vita...
Prese l'uomo sulla spalla e inforcò la sua moto, posteggiata sul pianerottolo
della casa.
"E penso che tu abbia capito che
le biglie non sono fatte per essere infilate nel naso, giusto?" esclamò
Cecilia accarezzando la testa del bambino.
"Certo! Grazie bella signorina!" esclamò il bambino e corse via.
"Bella signorina... il primo complimento che ricevo nell'ultimo anno me lo
fa un bambino di prima elementare... non è molto dignitoso..." guardò
l'orologio "L'ora di pranzo è passata da un pezzo... ma non ho ancora
toccato cibo... dovrei avere un panino nella scrivania..."
Aprì la porta e si bloccò trovandosi davanti a Ghost.
La ragazza alzò gli occhi al cielo"Eh no! Sono venuta qui a San Francisco
proprio per tirarmi fuori da tutto questo! Mica perché ho uno stupidissimo
potere vuol dire che ho voglia di combattere contro il primo supertizio che
passa! Quindi vedi di uscire di qui e non bruciarmi le tendine..."
Ghost indicò il lettino su cui aveva riposto l'uomo ferito "Può
fare qualcosa per lui? Questo era l'unico posto dove potevo portarlo..."
Cecilia gli lanciò un'occhiata scettica e poi si avvicinò all'uomo.
Gli tirò su la maglietta "Posso fermare l'emorragia... ma poi dovrà andare
in ospedale per una trasfusione..."
Attendeva una qualche risposta, che però non giunse.
Si voltò e vide che Ghost era sparito.
"Grandioso..."mormorò tra se e se Cecilia, terminò di curare l'uomo e
poi andò a telefonare all'ospedale.
"Non capisco perché voi dell'FBI
vogliate interrogare questo Ramonez..." chiese Cooper facendo strada ai
due "Vi interessano forse i suoi collegamenti con la Mala vita locale,
agente... non ricordo il suo nome...".
"Agente Michael..." rispose l'uomo dai capelli rossi in completo nero
"E no, non ci interessa per questo motivo... Lo cerchiamo per il suo
collegamento con Ghost Rider."
"Che collegamento?" fece Cooper "Il teschietto l'ha solo
convinto ad entrare in gabbia..."
"Stiamo indagando su quali siano le vere intenzioni di questo
Ghost..." spiegò la donna dai capelli neri.
Il sergente Cooper si fermò un attimo ad annusare l'aria "Sembra.. che
stia bruciando qualcosa... Viene dalla cella di Ramonez!" l'uomo si mise a
correre seguito dai due agenti dell'FBI.
"Ma che cazz..." il sergente sbarrò gli occhi: sul pavimento della
cella stava bruciando un corpo avvolto dalle fiamme.
L'uomo prese un estintore e corse nella cella, cercando di spegnere il fuoco.
Alle sue spalle, Michael, non visto, fece un gesto con le mani e le fiamme si
estinsero.
"Che schifo… è stato completamente consumato..." mormorò Cooper
guardando ciò che restava della salma: il fuoco aveva divorato parte della
carne e le sue ossa carbonizzate si erano in parte sbriciolate "Ma cosa
può essere stato?"
"Non cosa... ma chi..." Michael indicò alcuni segni sulla parte,
simili ad anelli di una catena "Questo e il fuoco sono il marchio di Ghost
Rider... a quanto pare è venuto a portare a termine quello che ha iniziato
stamattina..."
"Devo... avvertire subito i superiori..." Cooper corse fuori,
lasciando i due agenti da soli nella cella.
"Adesso non possiamo più tirarci indietro..." constatò Gabriel con
gli occhi puntati sul teschio annerito "Hai idea di cosa stiamo per
scatenare..."
"Tutto andrà come deve andare..." tagliò corto Michael.
Elizabeth guardò l'orologio.
Era in anticipo di qualche minuto.
Poi alzò gli occhi verso il cielo: era scuro, minacciava pioggia.
Sperava di sbrigarsi al più presto possibile, le premeva tornare al più presto
da Timothy, non le piaceva lasciarlo da solo, però quella era una cosa che
doveva fare.
"Scusi... mi sa dire l'ora?" fece una voce alle sua spalle.
"Si sono le..." Elizabeth si voltò e vide una donna bionda, che
indossava un vestito scollato nonostante il freddo e sul suo orecchio brillava
un orecchino a forma di stella.
"Allora?" chiese la donna sorridendo.
"Sono... le sei..." rispose fissando il tatuaggio a forma di drago
che spuntava sul seno della donna.
La donna se ne accorse "Ti piace? Intanto apparve un altro segno nel
cielo: un gran dragone, dal colore del fuoco, con sette teste e dieci corna; e
sette diademi sulle teste. Non è proprio somigliante... ma non è facile fare
stare sette teste su un solo seno..."
La donna si allontanò ridendo.
Elizabeth scosse la testa e tornò ad attendere le persone che aspettava.
Ghost tornò tra i Sotterranei a sera
tarda.
Come ogni volta si posizionò sul suo punto d'osservazione, sedendosi in
solitudine.
"Ghost! Ghost!" gridò la voce di Beck alle sue spalle.
La ragazza giunse al suo fianco, affannata per la corsa "Devi... vedere
una cosa..." lo prese per la mano "… presto.. vieni!"
Lo trascinò fino alla sala delle riunioni: la stanza dove si trovava l'unica
televisione di tutta la comunità, che era stata collegata con un allaccio
illegale al via cavo.
Sullo schermo un giornalista stava dando una notizia.
"Passiamo la linea al nostro inviato al comune per la conferenza
stampa..."
"Grazie per la linea, sta per parlare l'agente Michael dell'FBI... A
proposito del macabro omicidio perpetrato da Ghost all'interno della
prigione."
Tutti i presenti nella sala si voltarono verso Ghost facendo un passo indietro.
"Tutte le prove ci portano a concludere che sia stato Ghost Rider ad
uccidere Marcello Ramonez all'interno della prigione, Ramonez sarebbe
probabilmente stato giudicato innocente per il crimine per cui Ghost l'aveva
convinto a costituirsi... Per questo le forze di polizia si stanno mobilitando
per dargli la caccia... da questo momento è ricercato in tutta America ed ha
sulla testa una taglia di..."
Ghost fece sibilare la catena nell'aria, distruggendo lo schermo.
"Non...
è vero..." mormorò "Sono
tutte... menzogne..."
*Ghost Rider è un criminale/catturate Ghost Rider/ Ghost non è colpevole!
Non può essere!/Beth fattene una ragione... *
Next stage:
Braccato/1
Stage #3
Braccato/1
La moto correva sulla strada.
Avrebbe avuto il vento nei capelli, se solo avesse avuto i capelli e non un
teschio fiammeggiante al posto della testa.
Ghost Rider correva.
Una corsa che continuava ormai da ore... o forse da sempre?
Ma non poteva fermarsi a pensare.
Doveva Correre, rimanere in strade isolate e poco frequentate.
Perché era una preda.
Sei ore prima.
La comunità dei Sotterranei si aprì a semicerchio attorno allo spirito della
vedetta.
"Il demonio è venuto tra noi! Vi avevo avvertito fin dall'inizio! Ghost
Rider è un criminale!" annunciò il reverendo Rakestraw stringendo la
Bibbia.
Ghost si guardò intorno.
"No... deve esserci uno sbaglio... Ghost non è colpevole! Non può
essere" Beck cercò di farsi avanti, ma una mano le afferrò il polso,
trattenendola.
"Fattene una ragione Beth!" le consigliò Nathaniel.
"Vai via, mostro!"
"Non farai male ai nostri figli!"
"Prendiamo la taglia sulla sua testa! Catturate Ghost Rider!"
Le mani degli uomini si tesero minacciose contro Ghost.
Non lo avrebbero ferito, non ne avevano la forza, ma non voleva far loro del
male.
Per l'incolumità di tutti, sarebbe stato meglio abbandonare quel luogo finché
le acque non si fossero calmate.
Corse fuori dalla sala comune, e saltò in avanti, tendendo le braccia, mentre
sotto di lui prendeva forma la moto infernale.
In sella al suo destriero dalle ruote fiammeggianti, corse a tutta velocità
attraverso i cunicoli sotterranei, fino a giungere all'aria aperta.
La villa di Papa Dino, signore del crimine della città di San Francisco.
L'uomo era sprofondato nella sua poltrona, davanti alla televisione, che
trasmetteva la notizia della taglia su Ghost.
"È lui, vero? Il vigilante che nell'ultimo mese si è messo in mezzo a metà
dei nostri traffici..." bevve una sorsata di limoncello "Non li
capisco... non li capisco proprio.. la polizia si può comprare... ma questi
tizi invece no... che mondo assurdo!"
Prese un foglio su cui era stampato il mandato di cattura per Ghost e lo passò
al suo maggiordomo "Alfredo, faxalo ai numeri che abbiamo in archivio
sotto la T di Taglie, cacciatori di... e poi inoltra anche a tutti i mercenari
che abbiamo in archivio, avvertendoli che avranno diritto ad un compenso pari
al settantacinque per cento della taglia..."
Alfredo ubbidì e l'uomo tornò a bere il suo limoncello.
Stazione di Richmond della polizia di San Francisco.
Gli agenti dell'FBI Michael e Gabriel si erano accomodati nell'ufficio che il
Dipartimento aveva messo loro a disposizione.
L'uomo era seduto su una poltrona, la donna teneva lo sguardo fisso fuori dalla
finestra.
"Tu dici che servirà?" chiese lei.
"È in trappola..." rispose lui "Potrà continuare a scappare per
quanto gli pare, ma finirà per trovarsi con le spalle al muro. E a quel punto
non potrà che rivolgersi a noi."
Qualcuno bussò alla porta dell'ufficio.
"Avanti..."
il sergente Cooper entrò nella stanza, tenendo un fascicolo sotto braccio
"Vi ho portato alcune scartoffie che dovete firmare... burocrazia relativa
al vostro incarico a San Francisco..."
"La lasci pure sul tavolo..." Michael indicò la scrivania.
Cooper ubbidì, poi li osservò qualche secondo in silenzio.
"C'è altro?" fece Michael con tono infastidito.
Cooper aggrottò le sopracciglia "Abbiamo ricevuto un sacco di avvistamenti
di Ghost, ma si sono rivelati tutti fasulli... è quello che capita quando si fa
troppa pubblicità. Comunque gli uomini migliori del Dipartimento stanno setacciando la città..."
"Perfetto... appena avrà qualcosa di concreto da comunicarci, sono sicuro
che lo farà, dico bene?" mormorò Michael
Cooper uscì senza rispondere.
Gabriel esaminò le carte che aveva lasciato "Cosa hai intenzione di fare
con queste? Non capisco niente di questa burocrazia... Oltretutto non siamo
neanche agenti dell'FBI... difficilmente a Washington giustificheranno la
nostra presenza qui."
Michael tracciò un cerchio dorato nell'aria roteando le dita, la linea
circolare si mosse sui fogli, avvolgendoli, e dopo qualche secondo su di essi
erano impresse grosse lettere dorate, che si trasformarono poi in una fluente
scrittura in corsivo "Questo dovrebbe bastare..."
Il sergente Cooper calciò un cestino, facendo cadere a terra le cartacce che
conteneva.
"Ma chi si crede di essere?" ringhiò l'uomo mentre sistemava il
casino che aveva combinato.
"Tutto ok, sergente?"
"Figuriamoci... avevamo bisogno di due testoni di Washington... come se in
questa stazione non avessimo già abbastanza rogne..." Cooper indossò la
giacca e si diresse verso l'uscita "Se Carson mi cerca, digli che sono
andato a prendere un caffè, ok Ben?"
Ben Reilly osservò in silenzio il collega uscire e poi afferrò il proprio
casco, e lo imitò.
Mentre raggiungeva la sua moto, non poté fare a meno di chiedersi cosa fosse
successo a Ghost.
Loro due si erano incontrati solo una volta (ma i ricordi condivisi con Peter
Parker, l'uomo di cui era clone, ampliava la sua conoscenza sullo Spirito della
Vendetta) e da quello che aveva capito non era il tipo da uccidere i
criminali... Voleva trovarlo e ottenere spiegazioni.
Avrebbe potuto indossare la calzamaglia e ispezionare la città nei panni del
Ragno Rosso, ma il suo sesto senso gli diceva che presto in città ci sarebbero
stati anche troppi tipi in costume. Perciò, si sarebbe mosso in borghese per
evitare di dare troppo nell'occhio.
Uno dei tanti locali di San Francisco.
Dall'entrata principale si fece largo una donna bionda, che giunse con passi
sinuosi al bancone.
"Un Whisky..." fece la donna facendo scivolare un dito sul legno
"Con molto ghiaccio... sono reduce da un viaggio da New York ed ho la gola
secca!"
Mentre il barista si preparava a servirla, la donna si guardò intorno: c'era un
tavolo non molto lontano, dove un'ampia comitiva di ragazzi chiacchierava
intorno a dei boccali di birra; sembravano tutti felici e in armonia.
La donna poggiò le labbra sul bicchiere e in quell'esatto momento uno schiocco
risuonò nell'aria: uno dei ragazzi aveva mollato un pugno ad un amico.
Scoppiò una rissa.
La donna bevve un sorso e poi poggiò il bicchiere, passandosi la lingua sulle
labbra "Il suo sapore è sempre così inebriante..."
"Devi riposare..."Alle spalle di Ghost era apparsa la figura
ammantata di nero, era seduta sul sellino, ma la sua tunica era immobile, come
se il vento non la fendesse.
Ghost la ignorò
"Puoi fermarti... smettere di correre... ma non ti basterà per riprendere
le forze..." la voce era come un sibilo, che si mischiava con il soffio
del vento "Devi tornare nel Limbo, se non vuoi consumare la tua forza...
non hai scelta, non puoi continuare a proteggere..."
"Taci!"
gridò Ghost cercando di colpire la figura con una gomitata, ma si trovò a
colpire solo l'aria: era sparita.
Il rombo del tuono risuonò nel cielo, mentre scoppiava la pioggia.
Mancava meno di un'ora all'alba, ma San Francisco non avrebbe visto il sole
quella mattina.
Una moto affiancò quella di Ghost. Era una moto della polizia, ed era guidata
da Ben.
L'uomo gli fece cenno con la testa di accostare e per tutta risposta Ghost
accelerò, lasciando una scia fiammeggiante sul selciato.
"Mi spiace, ma non mi lasci altra scelta..." con una piccola
pressione sul lanciaragnatele che teneva nascosto sotto la manica, un sottile
filo di tela si allungò afferrando il parafango sul retro della moto, facendola
sbandare fuori strada.
Ghost si trovò sbalzato sulle aiuole, mentre la sua moto svaniva in una
fiammata.
"Ottimo come antifurto!" esclamò Ben scendendo dalla moto e
avvicinandosi a Ghost, che si era intanto drizzato in piedi, impugnando la
catena.
"Ehi, calma, Teschietto! Voglio solo parlare!" Ben alzò le mani
mostrando i palmi.
"Chissà perché, loro non sembrino avere le tue stesse buone
intenzioni..."
Ben si voltò di scatto e vide un furgone fermo sull'altro ciglio della strada,
da esso stavano scendendo quattro uomini ed una donna, con indosso delle
uniformi blu metallico.
"Il suo lavoro qui è terminato Agente. lasci pure a noi." fece un
uomo con gli occhiali, capelli rossi e pizzetto dello stesso colore "Il
mio nome è Jim Sokolowosk, Capitano Sokolowski e sono il comandante di Project Sabbath, la squadra governativa
per lo studio e il controllo degli esseri soprannaturali. Ghost Rider, ti
prendiamo in consegna noi..." caricò il fucile al plasma che teneva a
tracolla "Con le buone o le cattive..."
Cecilia Reyes si alzò di scatto e fissò preoccupata l'orologio: segnava le
sette del mattino.
Lanciò un sospiro di sollievo: temeva di essersi svegliata tardi, invece erano
appena le sette del mattino.
Accese la radio, mentre si dirigeva in bagno per fare la doccia.
Aveva appena aperto il getto dell'acqua calda, quando un'edizione straordinaria
del radiogiornale interruppe l'alternarsi delle canzoni "Ci è appena stato
comunicato che Ghost Rider, su cui da ieri pende una cospicua taglia, è al
centro di uno scontro in pieno centro! È coinvolta una quantità tale di meta
umani che supera di gran lunga gli usuali standard di San Francisco..."
Cecilia spense la radio: meno male che era venuta lì proprio per allontanarsi
da tutto ciò.
Tuttavia non poteva fare a meno di stupirsi per il comportamento di Ghost:
certo, non lo conosceva affatto, ma solo il giorno prima aveva portato un uomo
morente al suo studio chiedendole di salvargli la vita... forse aveva avuto
un'impressione sbagliata, ma non l'aveva proprio immaginato come un assassino.
Il Ragno Rosso volteggiava appeso alla sua tela, chiedendosi
perché si trovava in quella situazione.
Meno di un'ora prima aveva rintracciato Ghost ed erano apparsi quei tizi di
quel fantomatico Project Sabbath, che avevano subito attaccato il teschietto,
riuscendo a catturarlo legandolo con delle spire che gli avevano avvolto il
busto.
Era indeciso se lasciarlo nelle loro mani o meno, quando era scoppiato il caos:
la strada era esplosa e un solco nell'asfalto lo aveva separato da Ghost.
Tra figure erano saltate fuori dal solco e ancora una volta i ricordi condivisi
con Peter si erano rivelati preziosi come un accesso a internet, permettendogli
di identificare i nuovi venuti come la Tela Letale, tre tizi dai poteri
ragneschi.
Si erano avventati su Ghost e il Project Sabbath, Ben gli aveva sparato contro,
ma Anthro, quello che indossava un'armatura argentea, aveva intercettato i
proiettili con uno schizzo d'acido, aggredendo poi anche il poliziotto con un
getto della stessa sostanza.
Provvidenzialmente aiutato dal suo senso di ragno, Ben aveva evitato l'attacco
e si era rifugiato dietro un cespuglio, capendo che quel lavoro era più adatto
al suo alter ego mascherato.
Era stato via al massimo per cinque minuti e quando era tornato il casino si
era moltiplicato all'ennesima potenza; al project Sabbath e la Tela Letale si
erano aggiunti tre tizi che conosceva bene e che tuttavia non capiva che ci
facessero a San Francisco: Cardiac, Warrant e Delilah.
E assieme a loro tre emeriti sconosciuti (di cui era riuscito a sentire i nomi
tra i rumori della battaglia): un colosso in armatura chiamato The Wall, un
tipo con una calzamaglia azzurra e il volto coperto da un fazzoletto chiamato
Bandana e una ragazza con un body bianco e dei corti capelli biondi chiamata
Carta.
Tutti i presenti avevano come preda Ghost, inerme a causa delle spire del
Project Sabbath.
Ben aveva cercato di farsi largo nella mischia, ma era stato inevitabilmente
coinvolto nella rissa; con la coda dell'occhio aveva visto The Wall afferrare
Ghost ed Anthro sputargli l'acido contro.
The Wall si era protetto utilizzando il corpo di Ghost con un gesto istintivo e
l'acido aveva colpito le spire di metallo, sciogliendole e liberando lo Spirito
della Vendetta.
Ghost si era liberato della presa di The Wall e con una rapida mossa delle
gambe, aveva spiccato un balzo in aria, atterrando poi a qualche metro dallo
scontro, proprio in sella alla sua moto, apparsa dal nulla.
Era corso via e tutti i presenti gli si erano messi alle calcagna, riuscendo a
stargli dietro nonostante la velocità della moto.
Erano arrivati in centro, quando la corsa di Ghost giunse al termine a causa di
una granata che gli aveva tagliato la strada e la cui esplosione lo spinse in
un cantiere.
Il responsabile dell'assalto non tardò a farsi vedere: Solo, un'altra
conoscenza di Ben, saltò giù dal tetto di un palazzo, ma si trovò subito di
fronte i quattordici individui che reclamavano la sua stessa preda.
Il Ragno Rosso pensava che fosse il momento giusto per portare via Ghost e lo
avvicinò di soppiatto, ma Delilah si accorse di lui e gli fu subito addosso
puntandogli una lama alla gola "Quella è la mia preda ragnetto!".
"Mi spiace bella, ma ho giusto bisogno di un tavolo da biliardo
nuovo!" Warrant spiccò un salto verso Ghost, ancora dolente per lo scoppio
della bomba.
"Non così in fretta!" Carta tirò fuori dalla cintura un foglio di
carta e lo tese contro il mercenario: come se fosse viva, la carta si allungò
ed indurì, trasformandosi come in una corda, e afferrò Warrant per il collo,
trascinandolo a terra.
"Cielo che potere ridicolo..." mormorò tra se il Ragno Rosso, mentre
schivava gli attacchi di Therak, il massiccio membro della Tela Letale.
"L'ho preso!" gridò Aracnophobia, il membro femminile della Tela
Letale, mentre avvolgeva con la sua tela il corpo di Ghost "La mia neuro
tossina lo immobilizzerà dandoci il tempo di..."
"Col cavolo sbarbina!" Due boomerang le volteggiarono intorno,
ferendola alle braccia e tornando poi tra le mani di Bandana, dove presero la
loro forma originale, ovvero due fazzoletti di stoffa
Intanto, una folla di curiosi, iniziava a radunarsi intorno al cantiere
Uno dei tanti grattacieli di San Francisco.
Il dodicesimo piano è sede della Weasley & Co. una piccola agenzia
pubblicitaria, attiva da pochi anni, che è riuscita, nonostante le modeste
risorse, ad imporsi nel settore, accanto a compagnie molto più grandi.
Meredith Weasley, l'attuale presidente della compagnia, guardava San Francisco
dall'ampia vetrata della sua stanza privata.
Era una donna che aveva superato la trentina e ormai volgeva verso i quaranta,
ma portava egregiamente la sua età, tanto che erano molti quelli che la
scambiavano per una ventenne.
I capelli, ricci e castani, le calavano lungo la schiena, gli occhi, di un
pallido nocciola, erano persi in una contemplazione meditabonda.
Era la moglie del presidente precedente, un matrimonio dettato esclusivamente
dall'interesse.
Interesse per il quale aveva eliminato il suo stesso marito, in modo che del
suo coinvolgimento non si potesse aver traccia e potesse ereditare l'agenzia
senza problemi.
Perché Meredith puntava sempre in alto, e se si prefiggeva uno scopo, lo
raggiungeva senza farsi tanti scrupoli, stando sempre attenta ad uscirsene con
le mani pulite.
E ciò non era molto difficile, poiché Meredith aveva conoscenze che esulavano
dalla norma.
Si allontanò dalla finestra e si avvicinò al grosso dipinto che capeggiava
sulla parete opposta, che rappresentava una folta schiera di animali in una
foresta.
Fece scivolare le dita sulla pittura, fino a sfiorare un piccolo iris, dietro
cui era nascosto un pulsante.
Un click risuonò nella stanza e il quadro si sollevò, rivelando il vano di un
ascensore.
Meredith vi entrò dentro e premette il pulsante con la freccia verso l'alto.
Dopo un breve tragitto, si trovò in una stanza simile ad un'enorme serra,
attraverso le pareti e il soffitto di vetro poteva vedere il cielo.
Si mosse verso il centro della stanza dove qualcuno l'attendeva.
Attorno ad una stella a sei punte dipinta sul pavimento, vi erano sei donne in
tunica, con un velo calato sul volto.
"Mie consorelle... sono felice di vedervi tutte..."
Al cantiere edile, lo scontro continuava.
Ghost si era rialzato e aveva iniziato a far sibilare la sua catena nell'aria.
"Non è possibile!" esclamò Aracnophobia "La neuro tossina
avrebbe dovuto stordirlo!"
"I veleni dei
mortali non hanno effetto su di me, donna!" esclamò mentre la
colpiva con un pugno alla schiena.
"Senza rancore amico..." la voce veniva dalle spalle di Ghost, dove
Cardiac gli aveva puntato la sua staffa alla testa.
Dalla punta della staffa partì una scarica, ma Ghost si calò di scatto,
lasciando che andasse a colpire Warrant, poi si alzò tendendo un pugno verso
l'alto e mollando un gancio contro il mento dell'uomo.
Nel frattempo in mezzo alla folla, un ragazzo si guardava intorno confuso
"Dennys? Dennys dove sei? Qualcuno ha visto il mio fratellino?"
il Tenente Sokolowski, che tutti chiamavano familiarmente Ski, parlò ai
compagni attraverso l'auricolare "Manovra d'accerchiamento dodici."
I project Sabbath accerchiarono Ghost, che in quel momento era occupato con
Delilah e The Wall, e lo puntarono con delle pistole grandi quanto un pugno.
Premettero i grilletti e delle spire d'acciaio si allungarono verso Ghost,
andando però a catturare i suoi due avversari.
Solo lanciò un grappolo di granate contro Ghost, lo Spirito della Vendetta le
evitò, finendo però tra le braccia di Anthro, mentre le granate esplodevano
contro un muro.
"Dio santo, sono da tutte le parti!" mormorò il Ragno Rosso "Se
non aiuto Ghost, non avrà scampo… se solo riuscissi a decidermi se aiutarlo o
no…" notò allora un ragazzino spuntare dietro un muro "Oh, cavolo...
che ci fa quello qui?"
Ben abbandonò lo scontro con Therak, per prendere il ragazzo e portarlo via, ma
in quell'esatto momento questi si mosse sotto il muro colpito dalle granate di
Solo, che iniziò a crollare.
Una voce si alzò dalla folla "Dennys! È mio fratello qualcuno lo
aiuti!"
Ben si spinse con tutta la forza che aveva nelle gambe, anche se era ben
conscio di essere troppo lontano.
Ghost si liberò dalla presa di Anthro e si gettò verso il ragazzino,
afferrandolo e stringendolo al petto, mentre il carico di mattoni gli crollava
sulle spalle.
Tutto tacque, per qualche secondo.
Poi il cumulo di macerie vibrò e da esse si sollevò la figura dello Spirito
della Vendetta: tra le braccia teneva il ragazzino, spaventato ma incolume.
"Posa il civile... e poi preparati a consegnarti." Gli intimò Ski.
I suoi persecutori lo circondavano da ogni lato.
Ghost tese una mano in avanti e dal palmo fuoriuscì la sua catena, riversandosi
a terra, si sparse per tutto il perimetro del cantiere.
Poi Ghost ne afferrò l'estremità nel pugno e la tirò: gli anelli della catena
vibrarono e si sollevarono da terra ed avvolsero indiscriminatamente tutti gli
aggressori.
Il Ragno Rosso planò accanto a Ghost "Che figata di potere... Senti Ghost,
io non ce l'ho con te... ma penso che quel ragazzo..."
Ghost porse il ragazzo al Ragno Rosso "Occupatene
tu... io devo andare... la catena non li bloccherà per molto..."
così dicendo saltò in groppa alla sua moto e corse via.
"Dennys! Dennys!" il fratello del ragazzo raggiunse il Ragno Rosso
"Oh, la mamma vorrà la mia testa per questo..."
"Ringrazia che sia ancora vivo..." fece Ben.
"È tutto merito di Ghost..." il ragazzo si fece serio "Ha salvato
la vita a mio fratello... io, lo ripagherò per questo..."
"Sono sicuro che se gli offri una pizza sarete in pari." Il Ragno
Rosso tessé la sua tela e volò via, mentre la catena di Ghost si dissolveva in
una fiammata.
Ghost Rider era arrivato in cima ad un palazzo della
periferia.
Si accasciò contro un muro, stringendo una mano sul petto.
"Ti è costato troppo vero?" accanto a lui era ricomparsa la figura
ammantata di nero "Creare quella catena… utilizzarla in quel modo... hai
chiesto alle tue forze più di quanto realmente potessero..."
"Sparisci."
ringhiò Ghost.
"Devi tornare nel Limbo... o sarai tu a sparire per sempre..."
"Spero che aspetterai che io riscuota la taglia prima di sparire."
Ghost vide una mano accanto alla sua testa: stringeva una pistola e teneva il
dito premuto sul grilletto.
Non sappiamo nulla di lui. Non è un mutante. Non è un meta umano. È una
creatura soprannaturale, le cui origini sfuggono alla comprensione umana.
Next stage: Ghost Rider #4: Braccato/2
stage #4
Braccato/2
L'uomo con la maschera rossa e nera teneva la pistola puntata su Ghost.
"Ciao teschietto, non ci conosciamo vero? Permettimi di presentarmi: mi
chiamo Deadpool e sono quello che ti ha catturato e che si metterà in tasca i
bei soldoni della tua taglia. O meglio, solo una parte di quei soldini, visto
che non sono un cacciatore di taglie, no, non sarei mai così vile... Sono un
mercenario. Mi pagheranno con una parte della taglia... anche se, a pensarci
bene, chi me lo fa fare? Mi sa che ne sbatterò altamente e mi prenderò tutti i
soldoni per me! Ma basta parlare di me... raccontami un po' di te... cosa fai
per mantenere una linea così invidiabile?"
Ghost rimase a fissarlo in silenzio.
"Di poche parole eh? Ma dimmi… è fuoco vero quello che hai attorno alla
testa? Cioè, se lo tocco brucio? Beh, immagino che tu non sia nelle condizioni
ideali per fare salotto... Ora andiamo via con calma e occhio a non fare
scherzi... ci crederesti che la settimana scorsa un tizio mi ha rubato l'ombra?
Ti sembra modo di fare? Cioè, posso capire una pallottola nel cranio, ma rubare
l'ombra! Ehi, ma sbaglio o c'era una tizia con una tonaca accanto a te? Che
fine ha fatto? Me la sono sognata? Non dovrei allungare il caffelatte con la
birra..."
Con le pistole puntate contro, Ghost non aveva altra scelta che obbedire.
Si erano mossi di qualche passo, quando una nube di fumo nero si allargò tra i
due.
"Ehi! Avevo detto niente scherzi!" Deadpool cominciò a sparare,
mentre la sostanza oscura lo avvolgeva, assorbendo i suoi colpi.
In pochi secondi si trovò circondato dal buio "Ombre! Ombre! Basta! Se
incontro un altro che combatte usando qualcosa di nero giuro che mi metto a
urlare!"
Quando l'oscurità si diradò, Deadpool si ritrovò di nuovo sul soffitto del
terrazzo: di Ghost non c'era più traccia.
Ghost si lasciò cadere sul pavimento del magazzino in cui era stato
condotto.
"Anche tu sei qui
per la taglia?" chiese.
Dall'altro lato della stanza, il vigilante noto come Sudario fece un cenno di
diniego con la testa "Ho abbastanza esperienza in questo campo da poter
intuire che tu sei stato incastrato... dico bene?"
"Si..."
"Sono venuto a San Francisco per indagare su Papa Dino e il suo
impero del crimine, e mi sono imbattuto in una città piena di tizi in
calzamaglia..."
"Papa Dino?"
"È il signore del crimine di questa città. Non lo conosci? Eppure
hai spinto a costituirsi molti dei suoi uomini... Potrebbe essere stato lui a
uccidere l'uomo facendo ricadere la colpa su di te..."
"Io... non
credo..." Ghost si alzò a fatica.
"Ti consiglio di rimanere qui a riposarti.. la città è un campo da
caccia... se esci ti prenderanno subito..."
"Non posso...
riposare..."
"Fai come ti pare, ma ti avverto che non sarò sempre presente per
salvarti. Il mio obiettivo primario è infiltrarmi nell'organizzazione di papa
Dino." E così dicendo sparì in una nuvola di fumo.
Ghost rimase immobile, indeciso sul da farsi.
Sudario aveva ragione, aveva troppa gente alle costole, ma cosa doveva fare?
Rimanere nascosto per sempre? Era più ragionevole cercare di scoprire chi aveva
messo in piedi quella cospirazione... ma da dove cominciare?
Decise che era comunque più saggio attendere la sera per muoversi, si mise a
sedere su una cassa, rimanendo all'erta.
Stazione di polizia di Richmond.
Ben Reilly guardò fuori dalla finestra.
Mai aveva visto il cielo di San Francisco così brulicante di super esseri.
Nel giro di un'ora, aveva visto passare Cardiac, Warrant, i tre della Tela
Letale, nonché Carta e Bandana, su quello che sembrava un piccolo aliante di
carta.
Una voce lo distrasse dalla sua contemplazione.
"Non bastava l'FBI, no! Adesso pure la squadra speciale governativa!"
il sergente Cooper si avvicinò alla sua scrivania e prese un bicchiere di caffè
bevendone una generosa sorsata "Ma per cosa hanno preso questa stazione?
Per un ostello?" notò solo allora Ben che lo osservava "Ah, Reilly,
quei Project Qualcosa... chiedono di te... ti aspettano nel loro ufficio
provvisorio..."
Come gli agenti Michael e Gabriel, anche il Project Sabbath aveva chiesto
ospitalità alla polizia e si erano insidiati in una stanzetta in disuso della
stessa stazione.
Ben vi si diresse sospirando, aveva già dovuto sopportare la sgridata del
Tenente Scott o del Capitano Carson per aver abbandonato la moto mentre era in
servizio (la moto era stata rubata ed usata da alcuni teppistelli per fare
baldoria), e non gli andava di dover sopportare domande anche da questi
governativi...
Aprì la porta e si trovò davanti ai cinque membri della squadra riuniti attorno
ad un tavolo.
Seduto al tavolo c'era Ski Sokolowoski, l'uomo che guidava la squadra.
Accanto a lui, in piedi, c'era una donna di colore, Rebecca Morgan, che
guardava la mappa spiegata sul tavolo con occhi inquisitori.
Seduto dall'altra parte del tavolo, con gli occhi fissati sullo schermo del
portatile, c'era Sirius Green, un tipo smilzo, con un naso adunco e i capelli
oleosi.
Un altro uomo, di corporatura robusta, completamente pelato, stava tracciando
con un pennarello delle linee sulla mappa: il suo nome era Salvador Garcia.
Infine Angela Sheen, apparentemente la più giovane del gruppo, stava seduta in
disparte, masticando una gomma.
"Ah, agente Reilly..." Ski
alzò la testa "Le ruberò solo qualche minuto.. Vede, ci chiedevamo se
prima del nostro arrivo, Ghost le abbia detto qualcosa di... come dire,
rivelatore, per esempio su quale sia attualmente la sua base..."
"Non c'è ne stato il tempo..." mormorò Ben "Ci avete subito
interrotti... Se almeno ci aveste dato il tempo di parlare."
"Non eravamo lì per perdere tempo." Commentò Sirius senza alzare gli
occhi dallo schermo "Ghost Rider è un pericoloso criminale..."
"Se devo essere sincero, ritengo che non sia responsabile di alcun
omicidio. Penso che mettergli una taglia sulla testa con così poche prove a suo
carico sia stata un'azione abbastanza sconsiderata."
"Capisco il suo disappunto Mr. Reilly." Fu Rebecca a interromperlo
"Probabilmente lei è uno di quelli che vede quelli come Ghost Rider come
dei benefattori. Ma mi permetta di ricordarle una cosa: non sappiamo nulla di
lui. Non è un mutante. Non è un metaumano. È una creatura soprannaturale, le
cui origini sfuggono alla comprensione umana. Devo ricordarle che la crisi
infernale del mese scorso è stata proprio legata ad eventi di tipo occulto? Il
compito di Project Sabbath è quello di catturare gli individui come Ghost Rider,
a prescindere che su di loro ci sia o meno una taglia, in modo da poterne
studiare le caratteristiche. Solo conoscendo le leggi che dominano il mondo del
soprannaturale potremo riparare eventuali crisi future in questo campo."
"Come dice lei... Se non avete più bisogno di me, con il vostro permesso,
me ne andrei..."
Mentre Ben si congedava dal Project Sabbath, a qualche stanza di distanza
Michael osservava con sguardo annoiato una pila di scartoffie.
"Davvero è così noioso fare l'agente dell'FBI?" mormorò l'uomo.
"È stata una scelta tua presentarci in questa guisa." Lo rimbeccò
Gabriel bevendo un sorso di tè "Spero che ciò non ci crei problemi con i
nuovi venuti. Anche loro lavorano per il governo… e se si informano c'è il
rischio che scoprano che non esiste alcun Agente Gabriel o Michael."
"Non c'è da preoccuparsi..." Michael poggiò un dito sui documenti,
che iniziarono a compilarsi da soli "Tanto sarà tutto finito prima di
domani sera... O qualcuno catturerà Ghost Rider, oppure lui sarà talmente spossato
da doversi arrendere a noi…. Comunque andrà, saremmo noi a vincere."
"Un paio di scottature e qualche ammaccatura..." Cecilia passò la
pomata sul braccio del ragazzino "Non agitarti troppo e tra qualche giorno
starai di nuovo bene."
Benny ringraziò la dottoressa, saltò giù dal lettino e corse accanto al
fratello.
"Grazie dott. Reyes... io non so come ringraziarla.." balbettò il
ragazzo.
"Chiamami pure Cecilia... Jason, giusto? E non preoccuparti.. il tuo
fratellino sta benissimo." Esclamò la donna pulendosi gli occhiali su una
pezza.
"Sono stato uno stupido... dovevo accompagnarlo a scuola e invece mi sono
fatto convincere ad avvicinarmi al campo di battaglia... Se non ci fosse stato
Ghost Rider, non oso pensare come sarebbe finito..." Jason era visibilmente
spaventato.
"Per fortuna lui era li." Cecilia gli poggiò una mano sulla spalla
"Adesso non ci pensare più, torna a casa, avete bisogno tutti e due di
riposo."
"Si... certo..." Jason si voltò verso l'uscita dell'ambulatorio e
Cecilia non poté vedere la fiamma che si accese nei suoi occhi.
Cecilia Guardò l'agenda: nessun appuntamento nel pomeriggio, aveva il resto
della giornata libera.
Poteva rimanere lì in ambulatorio, o andare a fare un giro al centro, o...
Ma non avrebbe fatto nulla di tutto ciò, non ci sarebbe riuscita.
Perché la visita di Jason aveva risvegliato nella sua mente i pensieri riguardo
all'incriminazione dello Spirito della Vendetta.
E continua a trovare assurda l'ipotesi che si fosse macchiato di un omicidio,
soprattutto quando aveva salvato la vita di Benny rischiando la propria.
Ma non era venuta a San Francisco proprio per tirarsi fuori da tutto questo?
Ma cosa fare, se questo voleva dire lasciare nei guai un innocente?
Aveva bisogno di parlare con qualcuno...
Beck era seduta davanti al televisore.
Non si era mossa da lì nelle ultime ore.
Ansiosamente, cercava di catturare ogni piccola notizia sullo status di Ghost,
temendo il peggio ogni qualvolta lo Spirito della Vendetta venisse nominato.
Timothy le si avvicinò "Io sono sicuro che il signor Ghost se la caverà.
Lui è un grande!"
Beck sorrise al ragazzino "Lo spero anche io... In questi ultimi tempi, ci
ha aiutato così tanto... e sarebbe così ingiusto se gli accadesse qualcosa...
Dov'è tua madre?"
Fece spallucce "È salita in superficie all'ora di pranzo... penso sia
andata a lavorare..."
"Ah, vero... il suo nuovo lavoro... non ho ancora capito di che si
tratta..." fece Beck.
"A essere sincero neanche io… so solo che da quando la mamma ha iniziato è
più nervosa del solito..."
Ghost osservò il sole tramontare da una delle finestrelle del magazzino.
Si chiese se uscire o aspettare un altro pò.
In quell'esatto momento un suono simile ad un sibilo risuonò nella sua testa...
era il grido di un'anima innocente il cui sangue era stato versato... sangue
innocente che richiedeva vendetta...
E per quanto il suo istinto di conservazione gli intimasse di stare al sicuro,
il desiderio di vendetta era più forte, qualcosa a cui non poteva resistere.
Si mise in marcia verso l'appartamento da cui giungeva quel richiamo.
Cecilia camminava con passi decisi verso la chiesa.
Aveva bisogno di parlare con qualcuno e padre Bernard era l'unico confidente
che aveva in città. Non poteva spiegargli completamente la situazione, senza
compromettere il suo status di mutante, però avrebbe cercato di farsi capire.
Un uomo le si avvicinò, cominciando a camminarle accanto.
Cecilia si voltò e lui le sorrise.
"Mi spiace, sono di fretta..." fece con voce fredda.
"Sei una donna che corre sempre, eh?" l'uomo, bianco, coi capelli
biondi legati in un codino ed un completo blu elettrico indosso, la squadrò con
i suoi occhi azzurri "Dovresti cercare di andare con più calma..."
"Il mondo corre... e se non corro anche io rischio di trovarmi
indietro."
"Tu rischi molto di più..." l'uomo cambiò l'espressione del viso in
un più grave "Non dovresti immischiarti in affari che non ti riguardano.
Lascia perdere Ghost Rider. Resta nel tuo ambulatorio e vai avanti con il tuo
lavoro..."
Cecilia spalancò gli occhi "Ma tu chi sei? E come fai a..."
L'uomo ridacchiò tra se e si voltò, allontanandosi.
Cecilia lo osservò per qualche secondo e poi riprese la sua marcia.
Trovò padre Bernard intento a spazzare gli scalini della chiesa "Salve
figliola. Cosa ti porta qui a quest'ora?"
Cecilia si grattò la nuca "Io... ecco.. mi chiedevo se potessimo
parlare..."
"Ma certo." Sorrise il religioso e le fece strada all'interno
dell'edificio "Vuoi che andiamo nel confessionale..."
"No! Io... ecco.. preferirei qualcosa di meno formale... "
"Lo preferisco anche io..." si sedettero su una panca davanti
all'altare, uno di fronte all'altra "Allora, che problema hai?"
"Beh, ecco... non è che sia proprio un problema..." parlava senza
guardarlo negli occhi, inizialmente con cadenza lenta che si faceva a poco a
poco sempre più veloce "Diciamo... che sono dubbiosa sul da farsi in una
situazione... Vede dove abitavo prima... io ero, come dire, invischiata con
degli individui, che mi portavano a fare delle cose... bravissima gente, non
fraintenda! Solo che mi coinvolgevano in... come dire... mi distraevano da
quelle che erano le mie reali aspirazioni... per questo ho deciso di andarmene,
di chiudere con quel mondo... Solo che adesso c'è una persona che appartiene,
ecco... a quello stesso ambiente. E si trova in guaio... e io forse dovrei
aiutarlo... ma aiutarlo vorrebbe dire dove tornare a fare ciò che mi ero
ripromessa di non fare più... e questa cosa mi spaventa, ma non voglio che una
brava persona venga accusata di qualcosa che non ha fatto. Io forse posso
aiutarla, ma non ne sono sicura… forse non posso fare niente, ma forse dovrei
almeno provarci!"
Alzò lo sguardo e vide che padre Bernard la guardava sorridendo.
"Benissimo... ti auguro una buona giornata." Il prete si alzò e si
diresse verso la sacrestia.
"Aspetti!" Cecilia tese una mano "Io speravo, in un suo
consiglio."
Padre Bernard si voltò "Non penso tu ne abbia bisogno. Sai che qualcuno
necessita del tuo aiuto. E vuoi aiutarlo. Tutto qui. A volte nel relazionarci
agli altri dobbiamo fare i conti con le nostre convinzioni e ideali ed essere
anche pronti a passarci sopra, per raggiungere un compromesso con l'istinto...
Io sono dell'opinione che le persone che hai intorno sono sempre più importanti
di qualsiasi ideale. Non fraintendermi: non ti direi mai di calpestare ciò in
cui credi... Piuttosto, chiediti se davvero ciò in cui credi ti precluda la
possibilità di aiutare un altro"
Mentre padre Bernard usciva, Cecilia strinse i pugni "Io... cercherò di
aiutarlo..."
Ghost spalancò la porta e si trovò davanti ad un'anziana donna, riversa a
terra, in una pozza di sangue.
La sovrastava un ragazzo, che stringeva tra le mani un vaso chiazzato di rosso.
"Vecchia troia rinsecchita. Sei solo mia nonna! Come osi cercare di
comandarmi a bacchetta?" aveva gli occhi spiritati.
Ghost gli si mosse contro.
Il ragazzo gli lanciò contro il vaso, che venne facilmente distrutto da un
colpo di catena.
Le mani di Ghost si strinsero sul colletto della camicia del ragazzo e lo
sollevarono da terra.
Le vacue orbite del teschio puntarono gli occhi del ragazzo, che d'improvviso
si sentì torcere lo stomaco del dolore.
Provava l'ansia dell'anziana nonna, che aveva avuto la responsabilità della sua
crescita fin dalla morte dei genitori, quando ogni sera usciva senza dire dove
andava né quando sarebbe tornato, rivisse tutte le notti passate sveglie a
temere per la sorte del nipote, e infine il dolore nel ricevere quel corpo
mortale alla testa, non tanto un dolore fisico, quanto qualcosa d profondo,
legato all'essere coscienti di venire uccisi da una persona che si ama.
Il ragazzo cadde a terra scoppiando in un pianto isterico.
"La vendetta è
servita." Ghost fece per uscire quando un chiarore esplose nella
finestra che aveva di fronte.
Con un gesto felino si gettò davanti, al ragazzo, riverso a terra piangente, e
lo protesse con il suo corpo dalla
raffica di laser che da lì a qualche secondo avrebbe distrutto la finestra.
Mentre le schegge di vetro ricadevano sul pavimento, dalla finestra planarono
dentro tre individui in armatura.
"Noi siamo la Giuria! E siamo qui per consegnarti alle forze dell'ordine,
Ghost Rider!" sentenziò un uomo in armatura verde, che si differenziava da
quelle argentata degli altri.
"Ben detto, Sentry!" esclamò uno degli altri due, tendendo le mani in
avanti "e Se non ti arrenditi di tua spontanea volontà Bomblast e Firearm
saranno ben lieti di friggerti le chiappe!"
Ghost scivolò sotto i tre, che galleggiavano sul pavimento, e si buttò dalla
finestra, incurante di trovarsi al sesto piano.
Mentre precipitava, sotto di lui comparse la sua moto, che aderì alla parete,
procedendo senza problemi, come se stesse procedendo in linea retta.
A terra, però, lo attendeva una sorpresa.
Un essere simile ad un grosso androide dorato colpì con un poderoso pugno il
muro, facendolo vibrare e causando così una perdita di controllo della moto di
Ghost, che si trovò a precipitare nel vuoto.
In aria, venne colpito al volto da una donna avvolta dalla fiamme e si schiantò
a terra proprio davanti al droide dorato, accanto cui vi era anche una donna
con due pistole.
"Io sono Giogo. Come i miei colleghi, Brass e Raggio di Sole, non scherzo.
Siamo la Stockpile e ti consigliamo di consegnarti senza fare troppe
storie." disse puntando le pistole contro Ghost.
"Mi spiace bella... ma abbiamo deciso che Ghost Rider sarà nostro!"
esclamò una ragazzina dai capelli rossi apparendo dall'altro lato della strada:
teneva ai piedi un paio di pattini.
"E tu chi saresti?" esclamò Giogo, sparandole contro.
Una mano artigliata comparve davanti alla ragazzina e il proiettile cozzò contro
le scaglie, rotolando poi a terra.
"Lei è mia sorella..." a parlare era un ragazzo biondo con due
braccia da rettile "Io e i miei compagni, i Figli Nascenti, abbiamo
bisogno della taglia su quell'uomo... e distruggeremo chiunque si metterà sulla
nostra strada!"
Alle spalle dei due comparvero una ragazza dai lineamenti orientali, un ragazzo
ricoperto da tatuaggi, un tizio in armatura e un uomo dalla corporatura
massiccia.
"Mi sa che si balla!" gridò Bomblast calando sui presenti, sparando
all'impazzata.
Una folla era ammassata davanti a un negozio di elettrodomestici, la loro
attenzione completamente rapita dall'edizione speciale del telegiornale che
parlava dell'ultimo avvistamento di Ghost.
Dietro tutti, una ragazza bionda, con un discinto abito rosso, sul cui seno
spiccava il tatuaggio di un drago e sul cui orecchio scintillava un orecchino a
forma di stella, li guardava con occhi divertiti
"Questa città diverrà sempre più allegra..." d'un tratto una mano le
toccò il ginocchio.
Abbassò lo sguardo e vide un bambino che la guardava con occhi estasiati
"Signorina... lo sai che sei bellissima? Come ti chiami?"
"Certo che lo so! Mi hanno sempre detto che sono la più bella!" La
donna esplose in una risata, poi poggiò una mano sulla testa del bambino
"Ho tanti nomi... ma se vuoi, chiamami Luce... così mi hanno chiamato di
recente..."
Si allontanò fischiettando.
Una stanza segreta sopra l'ufficio della Weasley & Co.
Era in corso un incontro non propriamente canonico.
Sei donne incappucciate, a cui si era aggiunta Meredith Weasley, erano riunite
attorno ad un pentacolo, sedute a terra e con le mani giunte sul grembo.
"Viviamo in un periodo buio, mie consorelle." Annunciò Meredith
"La terra è malata, e l'uomo è il parassita che la distrugge... La terra
ci chiede aiuto e tocca a noi donne rispondere alla chiamata. Solo noi abbiamo
la sensibilità necessaria, solo noi, donne che l'uomo ha sfruttato, ha gettato
nell'ombra. Ombra dalla quale progetteremo la nostra rinascita. Siete pronte
alla rinascita?"
Le donne rimasero in silenzio per qualche minuto.
Poi una calò il cappuccio: aveva gli occhi a mandorla e i capelli a caschetto
"Gli uomini... dell'azienda farmaceutica dove lavoro... sono tutti degli
stronzi. Avevo una qualifica importante, ed erano tutti invidiosi di me... per
questo quando una fusione non è andata a buon fine, mi hanno dato tutta la
colpa, mi hanno retrocesso, ridotto la paga... mi fanno schifo... io... voglio
rinascere."
La seconda a calare il cappuccio fu una donna dai capelli biondo platino, con
meches rosse "Si... fanno schifo... lavoravo... in un locale... uno strip
club... ero solo una cameriera... ma qui porci mi sono saltati addosso... e
dopo, il padrone, ha dato la colpa a me, ha detto che li ho provocati... e mi
ha licenziato... Dobbiamo salvare la Terra da questa feccia. Voglio
rinascere."
La terza fu una donna di mezza età: aveva i capelli grigi e il volto solcato
dalle rughe "Mio marito... mi ha lasciato per una donna più giovane... mi
ha abbandonato, mi ha lasciato senza una vita... Sono rimasta abbandonata fino
a quando non ho trovato un altro compagno. Ma a quel punto il giudice mi ha
tolto gli alimenti, e visto che non avevo più soldi, anche quello se n'è
andato... e mi sono trovata sola. Gli uomini cercano di governare questo mondo
con leggi sbagliate, fatte su misura per loro... voglio distruggere questo
sistema... voglio rinascere..."
Le altre tre donne rimasero in silenzio.
Meredith attese qualche secondo e poi lanciò un sospiro "Non preoccupatevi
sorelle... prendete il vostro tempo. Il rituale avrà inizio quando saremo tutte
pronte."
Le notizie viaggiano in fretta.
Per questo nel giro di mezz'ora la strada dove si trovava Ghost Rider era
divenuta un vero e proprio campo di battaglia.
Ai Figli Nascenti, alla Giuria e alla Stockpile, si erano ben presto aggiunti
la Tela Letale, Delilah, Cardiac, Warrant, Solo, Carta, Bandana e The Wall.
Un dispiegamento di forze tali, che se Ghost avesse dovuto affrontarli tutti
contemporaneamente sarebbe stato inevitabilmente sconfitto.
Grazie al cielo, ambendo tutti alla stessa preda, si erano messi a lottare tra
di loro, facendo in modo che a Ghost toccasse affrontare massimo due avversari
per volta.
Per l'esattezza in quel momento se la stava vedendo con Anthro e Raggio di
Sole.
La ragazza li tempestava con raffica al calore, mentre lo Spirito della
Vendetta e l'aracnide metallico saltavano da una arte all'altra, presi in un
serrato corpo a corpo.
"Arrenditi!" gridò Anthro "Abbiamo bisogno della taglia sulla
tua testa! Ci serve per tornare ad una vita normale!"
"Guarda i casi della vita! Noi Figli Nascenti ne abbiamo bisogno per lo
stesso motivo! Ma non stiamo qui a lamentarci!" Spoilsport, la ragazza sui
pattini, giungendoli alle spalle e colpendolo alla nuca.
Per un nemico caduto un altro ne spuntava: The Wall si gettò a braccia aperte
contro Ghost, che saltò prontamente piazzandogli un calcio contro il muso.
Intanto Sentry aveva messo fuori gioco Raggio di Sole e planò su Ghost,
afferrandolo per un braccio e sollevandolo in aria.
"Ehi! Quello è mio!" gridò Spoilsport.
"Non credo proprio ragazzina... " Delilah comparve alle
sue spalle "Non dovresti immischiarti negli affari dei grandi,
sei solo un intralcio." Tirò fuori un pugnale e lo conficcò nell'addome di
Spoilsport lanciando un grido.
"Troia! Cosa hai fatto a mia sorella?" Dragonwing, il mezzo drago,
spalancò la bocca e una fiammata invase la strada.
Ghost approfittò di una momentanea distrazione di Sentry per piantargli un
pugno contro l'elmo e sfuggire alla sua presa.
Atterrò tra Aracne e la ragazza dei figli nascenti chiamata Nightwing.
"La mia tela alla neuro tossina non avrà effetto su di te..." Aracne
tese le mani in avanti e tese la sua tela "Ma almeno ti bloccherà."
Ghost si scansò all'ultimo momento, lasciando che la tela avvolgesse Nightwing.
La ragazza cadde a terra tossendo e perse i sensi.
Cecilia Reyes osservava il combattimento dalla cima di un palazzo, era
salita lì per individuare dove fosse Ghost, ma adesso si sentiva immobilizzata:
lo scontro era davvero senza esclusione di colpi, ad un livello troppo alto per
lei.
Come poteva aiutare Ghost?
"Scusi signorina... spero non voglia fare una qualche pazzia!" al suo
fianco planò il Ragno Rosso.
"Tu... ho letto di te sul giornale." Cecilia lo squadrò da capo a
piedi "Sei anche tu qui per la taglia su Ghost?"
"Naah! Il mio stipendio da amichevole ragnetto di quartiere mi basta e
avanza! A dir la verità ho profondi dubbi che sia responsabile di quanto lo
accusano..."
"Siamo in due. Vorrei fare qualcosa per aiutarlo ma non so cosa..."
"Mi scusi signorina questa situazione non è proprio adatta a una come
lei..."
Cecilia vagliò per un attimo l'idea di dirgli che non era mica una sprovveduta:
aveva lottato con gli X-Men contro minacce ben più pericolose di un branco di
cacciatori di taglie, ma decise di lasciar perdere "Sono una dottoressa...
se almeno potessi esaminare il corpo della vittima... magari troverei qualche
indizio che mi aiuti a scagionarlo..."
"Il corpo?" il Ragno Rosso si grattò il mento "Forse ho un amico
in polizia che può aiutarla... ma prima di questo devo tirare Ghost fuori da
lì... anche se sarà un po' difficile."
"Forse posso darvi una mano."
Si voltarono e videro una figura in piedi sul muretto di cinta: era alto circa
due metri, con la pelle azzurra ed una fascia alla vita, aveva ampi pettorali e
grossi bicipiti e il suo volto era un teschio avvolto da una fiamma blu.
"Il mio nome è Soulfire... ed ho un debito con Ghost che intendo
riparare."
Deve essere lui! È Ghost!/sei lo
stesso un esemplare importante per la nostra ricerca/ Hai sempre attorno
qualcuno che vuole aiutarti... ma tu sai come finirà, vero?
Next Stage:Ghost Rider
#5 Braccato/3
di
Xel aka Joji
stage 5
Braccato/3
In una strada di San Francisco, opportunamente chiusa dalla polizia, era in
corso uno dei più violenti scontri tra super-esseri che la città avesse mai
visto.
Un furgoncino si fermò al limite della recinzione, e ne scese Ski Sokolowski,
il comandante del Project Sabbath.
Lo seguirono i suoi cinque compagni.
Erano tutti armati con dei fucili al plasma ed indossavano delle tute dotate
dei più moderni ritrovati tecnologici, ognuno di loro aveva un auricolare
nell'orecchio.
"Ci abbiamo messo una vita ad arrivare! Perché il governo non ci da un
Quinjet? O comunque qualcosa che non ci obblighi a fermarci ad ogni
semaforo?!" commentò Angela Sheen, il più giovane membro del gruppo.
"Siamo alla nostra prima missione. Per pretendere dei vantaggi, dobbiamo
dimostrare che i soldi che investono nel progetto non vanno a vuoto." Le
rispose Rebecca Morgan, vice di Ski.
"Oltre a Ghost, ci sono almeno una quindicina di Metaumani. Ricordate che
è lui il nostro unico obiettivo. Ignorate gli altri, limitatevi a metterli
fuori gioco."
"E tu chi saresti? Il cuginetto di Ghost?" chiese il Ragno Rosso.
Il suo interlocutore era Soulfire, la creatura che qualche minuto prima era
apparsa di fronte a lui e Cecilia, offrendo il suo aiuto per salvare Ghost.
"Ho un debito con Ghost. E lui ha bisogno di aiuto..." tese la mano
verso il Ragno Rosso "Forse potremmo collaborare."
L'arrivo del Project Sabbath aveva reso le cose ancora più difficili.
A differenza degli altri, quei cinque erano ben organizzati e si comportavano
come una vera squadra.
Erano subito riusciti a circondare Ghost e per poco non l'avevano intrappolato
all'interno di una rete elettrica.
Per fortuna il resto dei suoi aggressori rendeva la vita difficile a quei
governativi, mettendosi nel mezzo.
I suoi avversari stavano cominciando a mettersi fuorigioco tra loro: tre Figli
Nascenti erano caduti. Anche Anthro era nel mondo dei sogni, Dragonwing aveva
messo fuorigioco Delilah e Sentry. I due membri della Giuria rimasti in piedi
avevano stordito Warrant e Cardiac, mentre un paio di granate di Solo aveva
sistemato la Stockpile.
Il problema era che, diminuendo gli avversari sul campo, questi avevano
iniziato a dedicare a lui tutta la sua attenzione.
Roteando la catena, Ghost cercava di proteggersi dalle raffiche dei fucili del
Project Sabbath, ma diede l'opportunità a Tough Love, il forzuto dei Figli
Nascenti, di prenderlo con una spallata alla schiena che lo scagliò dall'altra
parte della strada.
Una fiammata si allargò in quel momento tra Ghost e i presenti: un muro di
fiamme che si alzava verso il cielo e rendeva impossibile avvicinarlo.
"Ma cosa diavolo..."
Dalle fiamme uscì fuori con passi lenti Soulfire.
"Chi è quello?" chiese Solo.
"Il suo teschio in fiamme... assomiglia un sacco a Ghost." Constatò
Cardiac.
Le fiamme alle spalle di Soulfire si diradarono mostrando che di Ghost non
c'era più traccia.
"Deve essere lui! È Ghost! In qualche modo ha cambiato forma! Ci vuole
prendere in giro!" Firearm imbracciò il fucile e sparò contro Soulfire.
Sul tetto del palazzo, il Ragno Rosso aveva portato Ghost accanto a Cecilia.
"Credi che ce la farà?" chiese la donna guardando preoccupata il campo
di battaglia.
"Ha detto di non preoccuparci... che li terrà occupati fino a quando non
saremo lontani... e che è in grado di mettersi in salvo da solo senza
problemi..." spiegò il Ragno Rosso.
"Perché… mi
aiutate?" chiese Ghost.
"Bella domanda..." Cecilia guardò il Ragno Rosso "Portiamolo nel
mio studio, cercando di non farci notare... Poi decideremo sul da farsi."
"È meglio di
no." Sentenziò Ghost "Sarete
in pericolo anche voi..."
"Senti, teschietto..." Cecilia gli puntò l'indice contro il petto
"Quando io decido di aiutare qualcuno, volente o nolente, questi riceverà
il mio aiuto, chiaro?"
"Uh... che peperino." Commentò il Ragno Rosso.
"Cos'è quello?" Cecilia indicò un oggetto metallico sotto il braccio
del Ragno Rosso.
"Ah questo..." Ben mostrò l'elmetto di Anthro "L'ho preso dal
campo di battaglia.. ho la sensazione che potrebbe esserci utile."
"Se lo dici tu... Comunque ora tu pensa a portare Ghost nel mio Studio...
e cerca di non dare nell'occhio, coprilo con una coperta o qualcosa di simile.
Io tornerò in Taxi. Tieni la chiave." Cecilia porse la chiave a Ben e si
diresse verso la scala antincendio.
Intanto, in mezzo, alla strada, Soulfire continuava a tenere a bada gli
aggressori di Ghost.
Notò la sagoma del Ragno Rosso allontanarsi appeso alla sua tela.
"Bene... ora posso uscire di scena..." pensò tra se e se; mise k.o.
con un pugno Cardiac e poi alzò le braccia verso il cielo.
Il suo corpo si illuminò e la fiamma attorno al teschio ribollì.
Soulfire sparì in una luce così intensa che accecò tutti i presenti.
Quando riottennero possesso della vista, la creatura aveva già ripreso il suo
aspetto umano e li osservava nascosto dietro un palazzo a qualche metro di
distanza.
Jason Maldonado sorrise tra se e se: aveva ripagato il debito che aveva con Ghost
da quando, il giorno prima, lo Spirito della Vendetta aveva salvato il suo
fratellino! Adesso poteva tornare a casa.
Si voltò, fece qualche passo e poi cadde a terra privo di sensi.
Da dietro un cassonetto sbucò Rebecca Morgan! Stringeva in mano una stun gun
"Non sarai Ghost... ma sei lo stesso un esemplare importante per la nostra
ricerca..."
Nell'ambulatorio, Cecilia si era riunita con il Ragno Rosso e Ghost.
"Per quanto dovrò
tenerlo addosso?" chiese Ghost, riferendosi alla coperta che Ben
gli aveva buttato in testa prima di portarlo lì.
"Fin quando non togliamo la taglia dalla tua testa. Se qualcuno ti
scorgesse, anche solo attraverso la finestra, sarebbe un guaio." Cecilia
guardò l'orologio "Cielo! Sono già le sette del mattino! La notte è
passata subito... sono distrutta... ma c'è così tanto da fare..."
"Le sette? Ugh... questo mi fa venire in mente che il mio amico poliziotto
tra poco entrerà in servizio. Faccio un salto per avvertirlo che passerai a
trovarlo..." il Ragno Rosso si avvicinò alla finestra.
"Digli che passerò verso l'ora di pranzo!" il Ragno Rosso fece un
cenno con la testa e poi andò via. Cecilia si rivolse a Ghost"Ok, ora
cerca di stare buonino qui nello stanzino, mentre io vado a sbrigare le visite
della mattina... Vuoi che ti porti qualcosa da mangiare?"
"No… io... non ne ho
bisogno..." rispose laconico Ghost.
"Ok... a più tardi." Cecilia uscì lasciando Ghost Rider da solo.
Lo Spirito della Vendetta guardò la stanza in cui era chiuso, confuso su come
gli eventi si fossero susseguiti in maniera così rapida.
"Hai trovato due nuovi amici?" sibilò una voce.
Da un muro scivolò fuori la figura incappucciata "Hai sempre attorno
qualcuno che vuole aiutarti... ma tu sai come finirà, vero? Anche loro verranno
da me... È la tua maledizione... non puoi salvare nessuno."
"Vai via!"
gridò Ghost, gettando a terra la coperta.
Ma stava parlando da solo, non c'era nessuno accanto a lui.
Cecilia si occupò alacremente di tutte le visite della mattinata, cercando
di non pensare a cosa c'era dentro lo stanzino.
Giunse l'ora di pranzo e fece per uscire per recarsi all'appuntamento con
l'amico del Ragno Rosso.
Si chiuse la porta dell'ambulatorio alle spalle e poggiato alla parete trovò
l'uomo con il completo blu elettrico che aveva incontrato il giorno prima.
"Sei proprio testarda... come tutte le donne, d'altronde..." fece
l'uomo passandosi con noncuranza una mano tra i capelli.
"Ancora tu? Si può sapere cosa vuoi?" fece Cecilia scocciata.
"ti avevo detto di non immischiarti in questa faccenda... ma il tuo senso
di giustizia è troppo forte vero? Beh... quel che è fatto è fatto..."
Cecilia lo ignorò e si diresse verso le scale.
"Semplicemente, nel prossimo futuro, cerca di essere meno avventata nelle
tue decisioni... una scelta presa alla leggera potrà costarti la vita."
Cecilia si voltò di scatto e con gran stupore vide che l'uomo era sparito.
Arrivò mezz'ora dopo al Palazzo di Giustizia, la sede centrale della polizia
cittadina...
Ad attenderla all'entrata c'era Ben, in borghese.
"Dottoressa Reyes? Il nostro amico comune mi ha parlato di lei." Fece
il ragazzo tendendole la mano.
"Ma non ci siamo già visti noi due?" chiese dubbiosa Cecilia.
"No, no! Non penso proprio! Entriamo... le ho fissato un colloquio con il
presidente della commissione di polizia." Entrarono nella centrale.
Ben portava un computer portatile sotto un braccio e nella mano aveva un
involucro che sembrava contenere l'elmo di Anthro "Ascolta bene, ora ti
spiegherò quello che dovrai fare. Sono sicuro che non sarà facile ottenere il
permesso per l'autopsia. Il caso è in mano al governo federale, noi della
polizia possiamo solo stare a guardare... Però forse c'è un modo per spingerli
a cedere, ma non posso farlo io, perché metterei in gioco il mio posto...
dunque, dovrai semplicemente..."
Qualche minuto dopo, Cecilia era seduta davanti al Presidente della Commissione
ed al capo della polizia, al cui fianco vi erano gli agenti Michael e Gabriel,
Ben era invece in piedi in un angolo della stanza.
"Dunque lei vorrebbe riesumare il cadavere di Marcello Ramonez? E posso
chiederle per quale motivo?" chiese O'Hara, squadrandola.
"Sono convinta che qualcuno abbia cercato di incastrare Ghost Rider.
Un'autopsia più accurata potrebbe rivelare che..."
"Non dica stupidaggini." La zittì Michael "Le prove confermano
l'evidenza: Ghost Rider ha ucciso quell'uomo. Il cadavere è stato identificato
dalle impronte dei denti."
"Tuttavia io chiedo di aver la possibilità di esaminarlo!" esclamò
Cecilia.
"E in quale veste?" ridacchiò Michael "Non mi sembra che lei sia
un medico legale, o sbaglio."
"A mali estremi... non sarei voluta arrivare a minacciarvi, ma mi
costringete." Cecilia aprì il portatile che le aveva dato ben sulla
scrivania, lo collegò con un cavetto al casco di Anthro e premette un pulsante
"Questo casco fa parte dell'armatura di uno degli uomini che hanno dato la
caccia a Ghost in questi giorni. È dotato di un sistema di registrazione delle
immagini che immagazzina tutto ciò che vede." Premette un altro pulsante e
sullo schermo del portatile apparve il filmato dello scontro con Ghost presso
il cantiere Edile e il momento in cui salvò la vita al piccolo Benny "Come
avete visto, Ghost ha rischiato la vita per salvare un bambino. Adesso, io
credo che una persona del genere meriti il beneficio del dubbio, e gli sia dovuto
che si pratichi un'analisi approfondita delle circostanze che hanno portato
quella taglia sulla sua testa." Portò una mano avanti per frenare
un'obiezione di Michael "Ovviamente voi non sarete d'accordo... Quindi mi
troverò costretta a vendere copie di questo video a tutte le televisioni e i
giornali, spingendoli ad indagare sul perché la polizia non voglia permettere a
una persona così eroica di scagionarsi... Penso che però per voi sarà una
seccatura avere la stazione piena di giornalisti, giusto?"
O'Hara la guardò nervoso, mentre Michael si mordeva il labbro, ben conscio di
essere con le spalle al muro.
"Si, si! Mentre stavo dalla dottoressa Cecilia.. ho sbirciato
nello stanzino... ed ho visto un coso tutto strano... con la testa che
bruciava!"
"Bravo bambino... te le sei meritato." L'uomo, che indossava un
impermeabile e teneva un cappello calato sul volto per nasconderlo come fosse
deturpato, passò al bambino un pacchetto di cards.
Mentre il piccolo se ne andava tutto soddisfatto, l'uomo alzò lo sguardo verso
la finestra dell'ambulatorio "E cosi il teschietto se la fa con un George
Clooney in gonnella... spiacente bello, ma ti ho trovato... e stavolta nessuna
ombra ti porterà via da me!"
"Ne sei sicuro?" chiese Aracnophobia, camminando dietro il cunicolo.
"Si... ho raccolto informazioni da un paio di barboni... sembra che quel
Ghost viva in questa comunità sotterranea." Le rispose Anthro che
indossava un nuovo casco.
I due, assieme a Therak, si stavano facendo largo attraverso la rete di
gallerie sotterranee.
Non sapevano che poco più dietro li seguiva Delilah.
"Certo che hai una bella parlantina!" commentò Ben.
"L'importante è che abbiamo ottenuto quello che volevamo. Questa sera
potrò fare l'autopsia. Spero che abbia esito positivo." Sospirò la ragazza:
stavano camminando insieme verso l'ambulatorio di Cecilia "Sono così
stanca... questa situazione è così complicata... Ho paura che non ne usciremo
più."
Ben stava per rispondere qualcosa quando un ronzio gli risuonò nella testa: era
il senso di ragno che lo avvertiva di un imminente pericolo, ma prima di
potersi muovere sentì qualcosa premere contro la schiena.
"Che ne dite di fare un pigiama party assieme?" fece Deadpool alle
loro spalle "Ho saputo che il mio amichetto Ghost sta da lei, dottoressa.
Perché non mi accompagna?"
Cecilia e Ben si trovavano in una situazione più simile di quanto potessero
immaginare: entrambi infatti avrebbero potuto scappare all'uomo con i loro
poteri, la prima con i suoi campi di forza, il secondo con la sua agilità ragnesca,
ma avevano subito pensato che così avrebbero messo in pericolo l'altro, quindi
si trovarono nella condizione di dover ubbidire a Deadpool.
Entrarono nello studio della dottoressa.
"Yuuh... tesoro, sono a casa!" ululò Deadpool "Vieni fuori
Ghost, sennò la festa non comincia."
Ghost uscì fuori dallo stanzino.
"Ci... spiace..." sussurrò Cecilia.
"Non è colpa vostra.
Non avrei dovuto permettere che veniste coinvolti." Ghost alzò le
braccia in aria "Mi
consegnerò... così eviterò di creare altri guai."
"Bene così!" sorrise sotto la maschera rossa e nera Deadpool
"Adoro quando le cose vanno così a buon fine: nessuno che mi picchia, mi
pugnala, mi fa esplodere e soprattutto mi ruba l'ombra! Ho fatto bene a non
dare retta a quelle voci che dicevano che stavi in una città sottoterra... Una
città sotto terra... che idiozia! Chissà come rimarranno male tutti quelli che
sono andati a cercarti!"
"I…
Sotterranei?" Ghost calò le braccia "Mi
stanno cercando nella loro città? Non posso permettere che loro vite siano in
pericolo.. devo andare..."
"Nah, nah, nah." Deadpool agitò l'indice "Non è educato
scappare così ad un appuntamento, non lo sai?"
Cecilia, qualche passo davanti al mercenario, si mosse rapidamente.
Spinse a terra Ben, e portò una mano davanti alla pistola di Deadpool.
L'uomo, preso alla sprovvista, premette d'istinto il grilletto.
La pallottola andò a cozzare contro il campo di forza formatosi intorno alla
mano della ragazza e rientrò nella pistola facendola esplodere nella mano
dell'uomo.
"Ouch!"
Ghost gli fu subito addosso, lo colpì con un pugno al volto, facendolo volare
attraverso la vetrata della finestra in strada e poi gli saltò dietro.
"Argh! La finestra del mio studio!" strillò Cecilia portandosi le
mani ai capelli.
"Carino quel giochetto con la pistola..." commentò Ben sdraiato a
terra.
"Grazie... andiamo a vedere se Ghost ha bisogno di aiuto..."
In strada, Ghost e Deadpool duellavano, il primo armato della catena, il
secondo delle due spade che portava sulla schiena.
"Dai Teschietto, non farmela così difficile!" gridò Deadpool facendo
sibilare le spade nell'aria.
"Degli innocenti
sono in pericolo! Non potrò consegnarmi finché non verranno salvati!"
Ghost riuscì a privarlo di un'arma, afferrandone la lama con la catena e
lanciandola verso il cielo.
"Ehi! Questo è un furto! Allora è vero che sei un criminale!"
Deadpool si abbassò, evitando il moto circolare della catena, e allungò la
spada, conficcandola nell'addome di Ghost.
Non sanguinò, il suo corpo non lo faceva, tuttavia fu preda di una scarica di
dolore che lo divorò dall'interno.
Cadde in ginocchio, stringendo la vita con le braccia.
"Ah! Così mi piace! Rapido e pulito, e ades... hic." Gli occhi di
Deadpool si spalancarono fissando l'elsa che svettava al centro del suo petto:
la spada di cui l'aveva disarmato Ghost era ricaduta dall'alto infilzandolo.
"È ridicolo... anche peggio di venire privato dell'omb..." fece
qualche passo indietro e si accasciò a terra.
"Ugh… penso che sia tardi per portarlo all'ospedale, no?" Ben osservò
il corpo di Deadpool.
"Si riprenderà.. da quello che ho letto ha una capacità di rigenerazione
pari a quella di Logan..." lo informò Cecilia avvicinandosi a Ghost.
"Logan... Wolverine? Cavolo... te la fai coi pezzi da novanta
bella..." commentò Ben.
"Io devo... aiutare
i Sotterranei..." Ghost si alzò traballando.
"Non so cosa siano questi Sotterranei... ma se ci andrai, ti porterai
dietro tutti i tuoi inseguitori... e li metterai ancora più in pericolo!"
lo ammonì Cecilia.
"Ascolta... posso contattare il Ragno Rosso e chiedere a lui di
pensarci..." propose Ben.
"Si, e nel frattempo io andrò a fare pressioni perché mi facciano fare
subito l'autopsia..."
Ghost annuì "Io
cercherò di attirare il resto dei cacciatori di taglie, per evitare che
raggiungano la città dei Sotterranei..."
Ghost spiegò a Ben come arrivare nella città e si congedò dai due.
Camminò per qualche minuto in mezzo alla strada, senza nascondersi.
Poi si guardò intorno.
In fondo alla strada si fermò il furgone dei Project Sabbath, da cui scesero
tre membri: mancavano Rebecca Morgan e Sirius Green.
Dalla sommità di un palazzo alla sua destra fecero capolino Bandana e Carta,
mentre su quello alla sua sinistra comparve la Stockpile.
Alle sue spalle si fece avanti Solo e qualche passo dietro di lui c'era The
Wall. Dal cielo scesero Warrant e Cardiac, seguiti dalla Giuria.
Lo scontro esplose qualche secondo dopo.
"Dannazione!" Cecilia Reyes diede un pugno contro il
tavolino.
Era riuscita a farsi anticipare il permesso di effettuare l'autopsia e in quel
momento si trovava, sola, con il cadavere di Marcello Ramonez, dentro
l'obitorio.
Ma cosa aveva pensato esattamente di fare?
Mettersi a lavorare su quel cadavere e dopo qualche secondo, puff... avere in
mano le prove per scagionare Ghost come per magia?
Aveva appurato che il corpo era stato bruciato, che sulle ossa vi erano
impressi i segni degli anelli di una catena e dalle arcate dentarie
corrispondeva veramente alla presunta vittima.
E adesso?
Si portò una mano alla fronte "Pensa Cecilia.. Pensa..."
Alle sue spalle, non visto, comparve l'uomo in completo blu elettrico.
"Forse dovresti andare più a fondo..." sussurrò
Cecilia si voltò, ma dietro di lei non c'era nessuno.
"Più a fondo?" guardò dubbiosa il cadavere.
Poi prelevò un campione di pelle e delle schegge d'ossa e li portò sotto il
microscopio.
Da lì a poco rimase stupita da quanto rivelò quell'esame.
Intanto, nella comunità dei sotterranei era scoppiato il Caos.
La Tela Letale e Delilah non avevano creduto agli abitanti che avevano detto
che Ghost non si trovava lì, e si erano scatenati in un'opera di distruzione
per stanarlo.
"Mamma ho paura!" Elizabeth trascinò il figlio sotto un tavolo.
"Stai fermo Timothy." Disse la donna "Siamo... in pericolo. E io
non posso fare niente per proteggerti... perché sono così debole?"
"Recatevi tutti ai rifugi!" gridò Ethan, il capo della comunità,
mentre Therak e Anthro buttavano giù palazzi, il primo con possenti spallate,
il secondo corrodendole con il suo acido.
"Perché non si decide a ragionare e rivelarmi dove si trova
Ghost?" Delilah puntò una lama contro la gola dell'uomo "Anche solo
per preservare la tua incolumità."
"La mamma non ti ha insegnato che non si gioca con i coltelli?"
esclamò il Ragno Rosso colpendo la donna con un calcio, poi si rivolse a Ethan
"Ehi! Questi tunnel sono più complicati delle strade di New York, ho
seguito le indicazioni di Ghost, ma sono finito per due volte in mezzo alle
fogne."
"Avete sentito?" esclamò Aracnophobia "Quel Ragno Rosso sa dov'è
Ghost Rider! Prendiamolo!"
"E se non collaborerà..." aggiunse Delilah rialzandosi in piedi
"… non gli resterà che morire!"
Ghost fece un salto indietro per evitare la scarica della staffa di
Cardiac, ma venne colpito da una raffica di colpi al plasma dai membri della
Giuria. I tre uomini in armatura volarono verso di lui, ma Brass della
Stockpile si frappose, per dare tempo alla sua compagna Giogo di raggiungere
Ghost.
La donna puntò le sue pistole contro lo Spirito della Vendetta, che però
prontamente allungò la sua catena, legandone le mani, poi le scivolò alle
spalle e le afferrò le braccia, obbligandola a sparare contro la schiena di
Brass.
Scintille partirono dalla schiena dell'androide, che esplose, travolgendo i
membri della Giuria, che caddero a terra incoscienti.
Ghost colpì Giogo con un pugno alla nuca, facendola svenire, ma Carta le fu
subito addosso. Dalle sue dita si allungavano cinque strisce di carta, indurite
e taglienti, che penetrarono nel braccio di Ghost.
Poi gli poggiò una mano sul petto e altre strisce si allungarono avvolgendolo
interamente. In pochi secondi Ghost si trovò richiuso in un bozzolo di
cartapesta.
"Ce l'ho fatta! L'ho preso!" esclamò la ragazza sollevando un braccio
in aria.
Il bozzolo fu avvolto dalle fiamme e si carbonizzò.
"Te l'avevo detto che usare la carta contro uno che usa le fiamma non era
saggio, Jenny..." commentò Bandana avvicinandosi alla ragazza.
Ghost corse in avanti, sulla sua moto apparsa dal nulla, colpendo i due con la
catena, e lasciandoli a terra priva di sensi.
La sua corsa fu bloccata da The Wall, che gli si parò davanti a braccia aperte,
facendolo cozzare contro i propri pettorali.
Fu come sbattere contro un muro: Ghost ricadde intontito a terra, ma anche The
Wall si piegò in due per l'impatto.
Si alzò traballando, ma Cardiac, Solo e Warrant gli furono subito addosso,
tempestandolo di pugni, senza dargli la possibilità di reagire.
Alla fine Ghost scivolò privo di forze a terra.
"L'abbiamo preso..." Cardiac guardò Warrant e Solo "Penso che si
potrà dividere in tre parti, no?"
Ghost cercò di muoversi, ma era sfinito.
"Consegnatelo a noi." Ordinò Ski, puntando loro contro il fucile al
plasma.
"Vi piacerebbe!" gridò Solo, lanciando una granata ultrasuoni che
stordì i tre membri della squadra governativa facendoli svenire.
"Bene... dobbiamo solo portarlo alla polizia..." annunciò Warrant,
poi portò una mano all'auricolare che teneva all'orecchio "Un attimo.. ho
intercettato una comunicazione sulle frequenze della radio della polizia... E
dice… oh, cazzo!"
"Che succede?" chiese Cardiac, vedendo l'espressione a metà tra
delusa e arrabbiata sulla faccia dell'uomo. "La taglia sulla testa di
Ghost Rider è revocata. Ulteriori esami del cadavere della vittima hanno
rivelato che non si trattava di un corpo umano. Bensì di un costrutto sintetico
di un materiale non identificato. Noi della polizia continuiamo a cercare Ghost
Rider per accertamenti riguardo la sparizione di Marcello Ramonez, ma al
momento non è implicato nell'omicidio."
Il capo della polizia stava facendo
questo annuncio sulla televisione attorno a cui erano riuniti i sotterranei e
il Ragno Rosso. In un angolo, privi di sensi e legati dalla ragnatela, vi erano
la Tela Letale e Delilah.
"Lo sapevo! Lo sapevo che non poteva essere colpevole!" esclamò Beck,
lanciando un'occhiata al reverendo Rakestraw, che reagì sbuffando.
"Porteremo in superficie quei quattro e faremo crollare il tunnel da cui
sono arrivati, in modo che non ci trovino." annunciò Ethan, poi tese una
mano al Ragno Rosso "Ti ringraziamo per averci aiutato Ragno Rosso, ci hai
salvato tutti."
"Veramente a salvarvi è stato Ghost." Spiegò Ben "È stato lui a
chiedermi di venirvi ad aiutare..."
"Ci ha protetto... anche se noi l'abbiamo scacciato..." mormorò
Elizabeth.
"Ma se quei pazzi sono venuti proprio per cercare lui!" gridò
Nathaniel.
"Resta il fatto che Ghost poteva fregarsene..." lo zittì il Ragno
Rosso "Poteva rimanere nascosto e invece ha attirato gli altri cacciatori
di taglie, in modo che non venissero a cercarlo qui."
"Forse... dovremmo continuare a permettergli di restare qui..." disse
Ethan.
Gli occhi di Beck brillarono di gioia.
"Ti sei immischiato in una faccenda che non ti riguardava!" gridò
Michael.
Era sul tetto con Gabriel e parlava con un'altra persona.
"Ghost è stato scagionato ed è riuscito a nascondersi di nuovo! I miei
piani sono andati in fumo solo a causa tua!" ringhiò l'uomo.
"Calmati Michael..." gli disse Gabriel "Rimarremo ancora un po'
sotto la falsa identità che ci siamo creati... forse troveremo un altro modo
per..."
"Era un piano perfetto! E invece è arrivato lui, non si fa vedere da anni
e la prima cosa che fa è rovinare il mio piano!"
"Vero... non ci vediamo da anni... ti sembra carino accogliermi
così?" sorrise l'uomo, aveva lunghi capelli legati in un codino ed
indossava un completo blu elettrico "O hai forse dimenticato che io,
Raphael, appartengo alla vostra stessa famiglia?"
Next Stage:
Non viviamo. Non sappiamo cos'è vivere. Non abbiamo mai vissuto, non abbiamo
mai pianto. e per questo il nostro primo pianto mancato, un pianto silenzioso
eterno risuonerà.
Next Stage: Ghost Rider #6 Il pianto che nessuno udrà
NOTE DI CARLO
Eccoci, dunque alla prima Ultimate Edition di questa serie scritta da Xel Anche in questo caso l’onere della revisione
e compilazione è toccato a me ed anche in questo caso, fatti salvi alcuni
marginali adattamenti, le note sono rimaste pressoché come Xel le ha concepite,
per cui lascio a lui la parola virtuale.
NOTE
DELL’AUTORE
Ed ecco che rientra nell'universo Marvelit Ghost Rider... dopo una mini che presentava il personaggio in una situazione a lui un po' estranea (Threnody non è certo il tipico avversario da Figlio della Mezzanotte) e prendendo un pochetto a calci la sua continuity, eccolo qui in una veste completamente nuova: nuovo look (lo vedrete meglio in copertina quando ci sarà ;D) [Purtroppo Xel non ha mai avuto il tempo di realizzarla, ahimè NdC] nuovo status quo, nuova base d'operazioni, nuovi comprimari... nuova identità? Tutto nuovo, restando però fedeli allo spirito del PG...
1) Il secondo episodio si chiude con un bel colpo di scena... Ghost ricercato dalla polizia per un omicidio... tuttavia la parte che a mio parere è più bella è la confessione di Cecilia... è un passo molto intenso che un po' mi commuovo a rileggerlo... sigh :,|
2) Per il resto in questa storia termino di delineare il "clima" della serie... ovvero misteri e mezze frasi a go go...
3) Il cast di comprimari è praticamente al completo: Cecilia, padre Bernard, Beck, Elizabeth, il sergente Cooper, Michael, Gabriel, la misteriosa donna bionda... manca ancora qualcuno, che arriverà presto... e occhio al prox numero che conterrà un bel po' di ospiti speciali!
4) Ben Reilly alias il Ragno Rosso appare qui in un intervallo tra l'ultimo numero delle sue avventure su Webspinners e il primo della nuova serie del Ragno Rosso. Ha incontrato Ghost Rider solo una volta, su un Marvel Fanfare pubblicato su Uomo Ragno Mita # A questa esperienza si aggiungono i ricordi dei molti incontri con Ghost Rider avuti dall'Uomo Ragno (ricordi che i due hanno condiviso).Ma questo Ghost è davvero lo stesso?
5) Il Ragno Rosso sarà un quasi comprimario in questa saga, quindi abituatevi a lui ;)
6) La misteriosa donna bionda appare qui dopo una capatina a New York (vista su SdV#10)
7) James “Ski” Sokolowoski è già stato visto su SdV 9. Collega di Stacy Dolan (per cui ha avuto anche una cotta) quest'uomo dirigeva la vecchia Task Force della polizia che dava la caccia a Ghost Rider/Dan Ketch. Proprio su SdV 9 aveva fatto accenno ad una squadra governativa in cui gli era stato proposto di entrare, che qui appare per la prima volta. Inutile dire che Project Sabbath sarà una presenza ricorrente di molte mie storie e già nel prossimo numero avrà un ruolo maggiore (forse).
8) La tela Letale è un gruppo di tre criminali che ha dato filo da torcere alla seconda Donna Ragno (ora Aracne) sia su Marvel Extra 12 (dove, oltre che l'aiuto dei suoi allora compagni, i Vendicatori della costa ovest, ha avuto anche il sostegno dell'Uomo Ragno) sia su una mini personale inedita in Italia. Therak era morto su Iron Man annual '99, mentre Anthro e Aracnophobia (ex-Aracne, cambiarle il nome è stato d'obbligo visto che adesso è Julia Carpenter a fregiarsi di quel nome di battaglia hanno perso i poteri nell'UE della Donna Ragno Mit, tuttavia qui sono di nuovo in gran forma... come mai? La risposta non tarderà ad arrivare (ma non su queste pagine!)
9) Cardiac e Solo sono due vigilanti, Warrant è un mercenario, Delilah è (era?) una sottoposta della terza Rosa, e vengono tutti e quattro dalla serie dell'Uomo Ragno e servono (mi vergogno a dirlo ma è così) essenzialmente a fare numero, quindi non sperate di aver molti chiarimenti su come e perché siano arrivati a San Francisco. Bandana, The Wall e Carta sono qui alla loro prima apparizione.
10) Deadpool, ovvero il mercenario più logorroico che la storia ricordi, appare qui dopo aver dato la caccia a Marasso su Villains. Proprio in quelle pagine (in una interpretazione da Oscar) ha provato l'esperienza del furto dell'ombra.
11) Il vigilante Sudario appare qui dopo aver sgominato il grande gioco dall'interno sulle pagine di WebSpinners e avere incontrato Devil nella serie omonima. Maggiori informazioni sui suoi piani nei confronti di Papa Dino in seguito
12) Quanto a Soulfire: è apparso in due numeri di Hellstorm pubblicati su Ghost Rider14-15. Si tratta di un ragazzo posseduto da bambino da una moltitudine di demoni, da cui è stato liberato in seguito ad un esorcismo. Tuttavia un demone è rimasto nel suo corpo ed è in seguito riemerso proprio come Soulfire. Il suo vero nome è Jason Maldonado, il ragazzo debitore di Ghost da quando questi nel terzo episodio ha salvato la vita a suo fratello. Adesso sparisce per opera del Project Sabbath. Potete contare sul fatto che lo rivedremo.
13) La Giuria (qui presente in un versione ridotta con solo tre membri: Firearm, Bomblast e Sentry), originariamente apparsa nella prima miniserie di Venom, è un gruppo di vigilanti corazzati.
14) I tre membri di Stockpile saltano invece fuori da Iron Man 330 (Im&V 18). Nulla da dire su questi pg, se non che incrementano il numero dei cacciatori alla ricerca di Ghost. I figli nascenti sono nati sulle pagine di Generation X (X-Men De Luxe 61). Sono un gruppo che lavora essenzialmente a Madripoor. Come sono giunti così lontani da casa? Prima o poi ve lo dirò.
15) Stockpile, la Giuria, Delilah, Solo e Warrant, ci salutano qui, vorrei tanto dirvi dove e quando li rivedrete ma proprio non lo so; [Cardiac è riapparso in Webspinners #14/15 e la Tela Letale in Vendicatori della Costa Ovest #8 NdC] mentre Carta, Bandana e The Wall, avendoli creati io, potrebbero riapparire quando meno ve lo aspettate. Ah, ovviamente Deadpool se la caverà, una ferita di quel tipo è niente x uno come lui ;)
16) Tantissima carne al fuoco in questi numeri che hanno presentato ben 26 ospiti. Probabilmente uno degli scontri più "popolati" presentati su Mit! Certo, molti pg non sono molto approfonditi, ma in fondo non sono loro i protagonisti. Cmq su alcuni di loro dirò di più in altre sedi.
17) Assieme alla storia principale, vanno avanti anche le molte sottotrame: il circolo di Meredith Weasley, le azioni della donna bionda (che ora ha anche un nome: Luce, anche se in realtà il nome gliel'ha dato indirettamente Madcap su SdV 10), il misterioso uomo interessato a Cecilia…. e ancora, il mistero più grande di tutti: la vera identità di questo nuovo Ghost!
18) Braccato è finito... e probabilmente io me lo sognerò la notte per qualche mese T_T scriverlo è stato un tour de force. Lo progetto almeno da cinque mesi, ma alla fine è stato scritto TUTTO in poco più di tre giorni. E devo dire che mi piace quello che ne è venuto fuori. A differenza di Spiriti e Darkhold, dove ho avuto bisogno di un pò di tempo prima di trovare il giusto ritmo con la Storia, in Ghost mi sono subito trovato a mio agio e questa storia mi ha intrigato un sacco. L'unica cosa che non mi convince è il dialogo tra padre Bernard e Cecilia del numero scorso... avevo ben chiaro in testa cosa far dire ai personaggi ma non sapevo COME farglielo dire, quindi è uscito un dialogo un pò confuso. Qualcuno mi contesterà l'utilizzo di così tanti pg, molti dei quali hanno fatto solo da comparsa... beh, era proprio questo che servivano, a fare numero e non mi pento di averli usati così ;) Archiviato questo primo ciclo di Ghost, che ha tracciato un pò le linee della serie, possiamo ora andare avanti e nel prox numero assisterete a un nuovo confronto tra Ghost e i piani di papa Dino, nonché la minaccia di un vecchio nemico di Devil e l'arrivo di un'oscura presenza!
19) Ps: grazie a Carlo Monni per l'aiuto in buona parte delle sequenze nelle stazioni di polizia.
XEL AKA JOJI